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Perfect Days

Regia di Wim Wenders vedi scheda film

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La recensione su Perfect Days

di AndreaMarciano
8 stelle

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Di giorni perfetti, dopo che ci hanno fatto la fatidica domanda, non ne abbiamo mai visti. Quello su cui Perfect Days cerca di ragionare, va nella direzione opposta al futuro inteso come crescita, piuttosto un futuro futuribile, cioè che mette in discussione il nostro intero passato. E' pur sempre l'umile storia di Hirayama (Koji Yakusho), adetto alle pulizie dei nuovissimi bagni pubblici di Tokyo; sono d'altronde due ore di routine ripetuta; è in fondo la mano di un regista abilissimo, che anche dove ci sta la "commercialata" vede una potenziale narrazione da costruire (altro che pubblicità creativa, per risollevare il mercato chiamate Wim Wenders). Ovvero, tutto il contrario di ciò che può essere considerato intrattenente e soprattutto attraente per l'occhio disattento del Ventunesimo secolo. Ne risulta una storia che non è fatta di piccole cose - ci dimentichiamo forse che lui è un intellettuale, anche se non vuole darlo a vedere - né tanto meno di semplici aspetti della vita. E' bensì la personificazione di tutto ciò a cui auspichiamo, di tutto quello che cerchiamo e ci aspettiamo dall'esistenza. Senza accorgerci di fare tutto il contrario di quello che dovremmo fare, pretendiamo di cercare una vita felice attraverso il mito americano: la realizzazione del lavoro, la costruzion di una famiglia, la ricerca stressante di un "proprio posto nel mondo". Hirayama ha vinto perché sa di aver perso. Così Perfect Days abbraccia la retorica della separazione dalla massa; è un'anarchia indie in grado di raccontare una Tokyo diversa, un mondo incompiuto, e fatto di anime sostenute dal proprio peso di coscienza. Ricorda l'infanzia per come si muove attraverso attimi nostalgici (le audiocassette con i classici pop-rock degli anni '70/'80, lo stereo, i bar non-luoghi sotto le stazioni della metro, le foto su pellicola...) ma anche un futuro possibile, rappresentato non dai giovani (che con Hirayama sono praticamente "tutti" degli stronzi), ma da chi ha il coraggio di scindersi da una mentalità colletivo-consumistica, chi si sente escluso e quindi opta per la più logica e anarchica delle opzioni: radicalizzarsi, esteriorizzarsi del tutto. Tuttavia riguardo al film leggo e sento dire (non a caso) che la sua summa è nella capacità di intrattenere con le dolci e semplici cose della vita. Non sono d'accordo. E' anche troppo pretenzioso per un film su un vecchio che pulisce cessi.

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