Espandi menu
cerca
Palazzina Laf

Regia di Michele Riondino vedi scheda film

Recensioni

L'autore

Andreotti_Ciro

Andreotti_Ciro

Iscritto dal 23 aprile 2019 Vai al suo profilo
  • Seguaci 8
  • Post -
  • Recensioni 345
  • Playlist -
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Palazzina Laf

di Andreotti_Ciro
8 stelle

Esordio dietro la macchina da presa estremamente impegnativo per il Giovane Montalbano Michele Riondino che decide di narrare la vita, o sarebbe meglio dire la morte civica, e cinica, della palazzina Laminatoio a Freddo salita ai disonori della cronaca per aver rappresentato il primo caso di Mobbing certificato in Italia e confino ove all’ILVA era consuetudine relegare i dipendenti più scomodi nel quadro di un'ipotetica ristrutturazione aziendale, ai quali fare pagare l’ostinazione nel non voler rinunciare a uno spostamento di reparto e a un demansionamento.

 

Riondino riserva per sé il ruolo, immaginario a Taranto ma reale in altri punti aziendali presenti nella penisola, del braccio armato della dirigenza aziendale. Pronto a riferire chi siano i colleghi, in particolar modo sindacalisti, più combattivi e quindi più indicati per essere deportati alla palazzina del titolo. La descrizione di Caterino che ci sfila davanti allo sguardo, è quella di un uomo semplice ma deciso, che vive la vita di fabbrica come un mezzo economico con il quale affermarsi socialmente e che nelle relazioni sindacali non intravede nulla di buono se non un mare di parole inutili. A fargli da contraltare, ma sarebbe meglio dire da spalla e manovratore, l'untuoso Elio Germano calatosi come sempre alla perfezione nella parte di Giancarlo Basile, dirigente capace di avvicinare Caterino carpendone la buona fede con fare mefistofelico in cambio di auto aziendale e conseguente promozione immeritata. Il contorno è quello di una fabbrica che nel corso degli anni ha avvelenato non solo la città di Taranto ma ha rovinato la vita a numerose persone; vittime dei soprusi come quelli perpetrati sul finire degli anni '90.

 

Pellicola come dicevamo civica che il regista, Tarantino DOC, con un fratello ammalatosi per aver lavorato proprio all’ILVA, ha voluto girare sulla scia del cinema d’impegno sociale che fece la fortuna di Elio Petri e Gian Maria Volonté, difficile in Caterino non intravedere l'ombra di Ludovico "Lulù" Massa protagonista di La classe Operaia va in Paradiso (id.; 1971) ma senza quella presa di coscienza che, nella pellicola di Petri, ne contraddistinguevano la catarsi. Pellicola il cui contenuto funziona, per merito di tutto il cast, come un orologio di fattura pregiata e che non sembra assolutamente creato da un regista esordiente.

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati