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Another End

Regia di Piero Messina vedi scheda film

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La recensione su Another End

di diomede917
5 stelle

CIAK MI GIRANO LE CRITICHE DI DIOMEDE917: ANOTHER END

Piero Messina per la sua opera seconda, riprende il tema caro della rielaborazione del lutto già fondamentale nell’Attesa e lo trasforma in un film distopico e fantascientifico.

Se con L’attesa aveva comunque sbagliato totalmente il bersaglio ma con la scusante dell’opera prima, con Another End il regista fa un film prolisso (due ore e dieci sono veramente tante) che si perde nei meandri di tanti film che hanno trattato queste tematiche e in questa profonda confusione si perde anche Piero Messina. Fortuna sua ha un gruppo fatto di attori talmente bravi che riescono a raddrizzare la rotta e a portare in porto stancamente il film.

Protagonista è Sal, un uomo che non riesce ad accettare la morte dell’amata Zoe e soprattutto non riesce a superare il senso di colpa per aver provocato l’incidente stradale che ne ha causato la prematura dipartita.

Dopo un drammatico tentativo di suicidio, la sorella Abe gli propone un ultimo tentativo attraverso il laboratorio dove lavora.

I ricordi di Zoe sono depositati nel loro database e attraverso dei volontari i “Clienti” possono rivivere gli ultimi momenti con i loro cari e dirgli quelle parole che non sono riusciti a esternare e dargli quell’ultimo saluto d’addio lasciando finalmente l’anima fare il suo naturale percorso e contemporaneamente di poter vivere degnamente la vita terrena di chi rimane facendo pace col proprio dolore.

Ma qualcosa non va come deve andare perché nonostante la reticenza iniziale, Sal si innamora della nuova “Altissima” Zoe e di conseguenza non è così pronto a rispettare le poche ma rigide regole imposte da Aeterna e il suo programma “Another End”.

Piero Messina riesce a creare le atmosfere giuste dove collocare la sua storia.

Il clima è freddo e arido e colloca gli attori incastrati in appartamenti molto grigi come il colore del loro dolore.

Il cast è il vero punto di forza di Another End.

Gael Garcia Bernal con il suo sguardo tormentato e il suo corpo esile rappresenta al meglio un personaggio che alterna il suo essere un uomo pieno di dolore ma contemporaneamente pieno d’amore e pronto a ricominciare da capo ad amare la donna amata (molto belli i due approcci iniziali basati su due litigate molto animate che nascondono i veri elementi che fanno di un amore un grandissimo amore ossia la capacità di perdonare e di chiedere scusa per ricominciare migliorati).

Ma è con l’ingresso di Renate Reinsve (già meravigliosa nella Persona peggiore del mondo) che il film ha un sussulto e decolla.

Ogni volta che è in scena si capisce perché il protagonista sia così follemente innamorato di lei e non vuole lasciarla andare via seguendola anche nella sua vita vera, una sensazione che ho avuto anche io durante la visione del film.

Purtroppo, è in fase di sceneggiatura che Piero Messina si incarta mettendo troppa carne al fuoco senza cavarne fuori un ragno dal buco.

C’è tanto di “Se ti lascio ti cancello”, il fantasma di Strange Days aleggia ogni volta che si vede quel maledetto Walkman simbolo dell’incidente mortale, c’è moltissimo fino al plagio di Black Mirror e soprattutto c’è la virata Plot Twist alla M. Night Shyamalan che sa tanto di telefonato visto che i pezzi del puzzle erano già tutti presenti a metà film durante la riunione con lo psichiatra tra i “Clienti” di Aeterna.

Another End sa tanto di occasione persa alla luce del fatto che tutti gli attori erano veramente in palla mentre il regista Piero Messina si sia perso un po’ troppo nell’autocompiacimento di essere molto bravo lasciando noi poveri spettatori in balia di una storia senza capo e ne coda che ci lascia molto ma molto insodddisfatti.

Voto 5

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