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I perfetti innamorati

Regia di Joe Roth vedi scheda film

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La recensione su I perfetti innamorati

di degoffro
4 stelle

Il regista Joe Roth è stato presidente della Fox dal 1989 al 1992 (è lui il responsabile di successi come "Mamma ho perso l'aereo", "Mrs Doubtfire", "A letto con il nemico" "The commitments" o "58 minuti per morire") e della Disney dal 1994 al 2000 (ha prodotto, tra l'altro, "Il sesto senso", "Toy Story" "Armageddon" e "Insider"). Conosce perciò piuttosto bene i meccanismi che stanno dietro alla promozione di un film. Logico che per il suo ritorno dietro la macchina da presa (prima di diventare boss delle majors aveva diretto titoli mediocri ed insignificanti come "La rivincita dei Nerds 2" e "Fuori i secondi") ha scelto una commedia romantica, non troppo cattiva, velenosa né acida o graffiante, che ironizzasse sul dietro le quinte del mondo del cinema e su quel divismo accentuato in cui tutto è surreale e falso, compreso i rapporti con la stampa. Peccato che il suo "I perfetti innamorati" (il titolo originale "America's Sweethearts", cioè i fidanzati d'America, allude a Mary Pickford e Douglas Fairbanks, e a tante altre coppie dello schermo che hanno fatto sognare il pubblico con matrimoni, talvolta, di facciata) scritto dall'attore Billy Cristal (qui nei panni del press agent disposto a tutto pur di lanciare nel migliore dei modi il suo film) e da Peter Tolan (suo il copione, decisamente più brillante e spassoso, di "Terapia e pallottole" e del modesto sequel "Un boss sotto stress" entrambi con protagonista proprio Billy Cristal a fianco di Bob De Niro e diretti da Harold Ramis, del fiacco e ripetitivo "Indiavolato", sempre di Harold Ramis, dell'inutile "Da che pianeta vieni?" di Mike Nichols, oltre che di "Indovina chi" remake al rovescio di "Indovina chi viene a cena" e del prossimo "Dick e Jane: operazione furto" con Jim Carrey e Tea Leoni, quindi non proprio un genio), sia una commediola insipida, convenzionale, monotona e risaputa che non funziona né come film sentimentale (la love story tra i personaggi di Julia Roberts e John Cusack è tiepidina e sonnolenta, innocua, casuale e senza originalità, del tutto prevedibile e banale nei suoi ovvi e triti sviluppi, vedi il personaggio di Cusack che, resosi conto di chi è veramente innamorato, non la diva viziata Gwen, ma la dolce, premurosa e sensibile sorella Kiki, dichiara il suo amore ad una commossa Kiki davanti alla stampa, con tanto di bacio e conseguente applauso) né tanto meno come satira sul cinema e sul gossip che circonda le star che fanno la fortuna dei film (su questo tema, oltre a Truffaut, Wilder, Altman e Schlesinger, hanno già detto tutto "Hollywood Party" e il purtroppo dimenticato "S.O.B." entrambi firmati dal grande Blake Edwards, peraltro ricordato con una simpatica battuta su "Colazione da Tiffany", ma probabilmente Roth non aveva nemmeno queste ambizioni). Qualche battuta funziona anche ("Le migliori anteprime sono quelle in cui la stampa crede che il week end non è per il film ma per loro!"), ma molte sequenze sono stupidine o di grana grossa (quella del cactus con tanto di conseguenti fiacchi e volgarotti equivoci o il monologo sull'amante focoso ma poco dotato) e inutili (la scenata al ristorante tra John Cusack e Hank Azaria nei panni del fidanzato spagnolo cretino di Catherine Zeta Jones, personaggio francamente superfluo e troppo caricaturale), altre gag poco riuscite (quella che vede Cristal alle prese con un dobermann è davvero inconsistente ed inspiegabile, oltre che ripetuta insistentemente, probabilmente allo sceneggiatore/attore deve essere piaciuta talmente tanto - ma solo a lui!!! - da regalar(si) anche la scena finale, davvero bruttina), i rimandi cinematografici telefonati e ininfluenti, il gioco iniziale con i ridicoli film interpretati dai due fidanzatini d'America una piatta e squallida copiatura da "In & Out", i caratteri stereotipati (manca solo l'italiano mafioso), i dialoghi tutt'altro che immediati o spontanei, sembrano troppo studiati, certo ben lontani dalla sagace intelligenza di un Woody Allen, per raggiungere il quale Billy Cristal deve farne ancora di strada, le frecciate alle star che "non sanno gestirsi niente da sole" piuttosto spuntate, e la morale per cui a Hollywood, ma non solo, la cornice vale più del quadro, tanto che, si inizia a promuovere un film quando magari non si ha nemmeno la certezza di avere quel film, fiacca e smorzata. "Evidenti poi le analogie con "Cantando sotto la pioggia": la diva capricciosa, il divo esasperato, la giovane costretta a rimanere nell'ombra, la protervia dei produttori, ma quello che veniva consumato in una felice concentrazione di tutti gli elementi, il copione, la musica, il ritmo, in termini di regia, è qui coperto da un sudario, mutuato dalla psicoanalisi: tutti i personaggi sono vittime di psicosi di vario genere, sono aggressivi, frustrati, dolenti, isterici, in un susseguirsi di siparietti, raramente divertenti" (Adriano De Carlo). Julia Roberts, quando è grassoccia ed occhialuta è assai spassosa e resta comunque la migliore del cast nei panni della sorella tutto fare della protagonista (del resto aveva già interpretato una star di Hollywood in "Notting Hill", altro film di cui questo "I perfetti innamorati" riprende, inevitabilmente, alcune situazioni), la Zeta Jones sembra interpretare se stessa, per cui è assai funzionale, John Cusack è sotto tono (molto meglio in "Serendipity" o in "Alta fedeltà" dove la sua ex era interpretata proprio dalla Zeta Jones), Billy Cristal si ricicla annoiato senza troppa fantasia, Stanley Tucci è fastidiosamente sopra le righe, Crisptopher Walken, irriconoscibile, nei panni di un regista sui generis, indipendente, quasi anarchico, che rivendica la propria libertà creativa (a metà strada tra Kubrick - da lui stesso citato come regista d'autore non capito - e Unabomber) è simpatico, ma il suo ruolo è poco incisivo: sarebbe stato bello comunque vedere per intero il suo film "dal vivo", girato sul set in cui gli attori, a loro insaputa, vengono ritratti così come sono nella vita di tutti i giorni. Vengono così fuori le nevrosi, le angosce, i rancori, le gelosie, le invidie, i tradimenti, insomma il vero carattere e le bizze di star tanto presuntuose, quanto insicure. Questo film nel film è un colpo di genio, purtroppo non sfruttato a dovere. Puro intrattenimento certo, ma anche il divertimento, purtroppo, ad essere eufemistici, è a corrente alternata, e manca completamente la leggerezza, l'intelligenza, l'eleganza ed il ritmo della grande, sofisticata, commedia americana di cui questo "I perfetti innamorati" vorrebbe rinnovare la tradizione (si cita testualmente ma invano tra l'altro, una celebre battuta di Mae West: "Hai una pistola o sei solo contento di vedermi?"). Ed in ogni caso "per ogni commedia che non fa ridere, c'è sempre uno stuolo di critici che ci riesce benissimo (e che per giunta lo fa gratis, senza farsi pagare un fine settimana in alberghi principeschi, come i critici del film). Cosa pensare di chi ha paragonato Julia Roberts e John Cusack a Spencer Tracy e Katherine Hepburn? E di chi ha scomodato "Partita a quattro" di Lubitsch? Queste sì che sono battute memorabili." (Revisioncinema). Molti celebri critici e giornalisti televisivi americani hanno partecipato al film (per noi italiani quasi tutti ignoti, a parte Larry King, conduttore di un talk show seguitissimo negli States e protagonista di una delle poche sequenze davvero spassose del film, quando la povera Zeta Jones viene massacrata prima dal pubblico telefonico e poi dallo stesso conduttore che le ricorda placidamente che i suoi ultimi film sono stati dei sonori flop). Quasi cento milioni di dollari di incasso in Usa; in Italia, dove, annunciato nel novembre 2001, è stato fatto uscire dalla Italian International Film di Fulvio Lucisano il 14 febbraio 2002, circa 4.300.000= Euro al box office, di cui più della metà (circa 2.500.000= di Euro) solo nella prima settimana, segno evidente che il passaparola non ha certo giovato alla pellicola.
Voto: 5

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