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Infiesto

Regia di Patxi Amezcua vedi scheda film

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La recensione su Infiesto

di Furetto60
4 stelle

Thriller poco originale. Discreta l'atmosfera, ma la sceneggiatura fa acqua.

Siamo in Spagna, al primo giorno di lockdown, sulla pianura delle Asturie, in una piccola città mineraria; una ragazza scomparsa da tre mesi viene ritrovata in strada: è scalza, svestita e sotto shock. Di questo caso se ne occupano l'ispettore Garcia, alias Isak Ferriz e la viceispettrice Castro, alias Iria Del Rio. Le indagini sono complicate, c’è il coprifuoco e la vittima è talmente traumatizzata, da non essere in grado di fornire indicazioni utili all’identificazione degli aguzzini, l’unica cosa certa è che erano in tre. Si scopre poi che l’evento sarebbe riconducibile ad una serie di crimini a sfondo rituale, verificatisi negli ultimi tempi, di cui sarebbe responsabile una setta, che rapisce adolescenti della zona, per sacrificarli ogni tre mesi, in concomitanza con equinozi e solstizi, onde placare l’ira di Taranis, Dio celtico, che secondo le leggende,  esigerebbe un periodico tributo di sangue.Nel corso delle serrate investigazioni, viene individuato tale Manuel Gómez che però al momento della cattura si suicida; i due poliziotti seguendo delle tracce, arrestano un suo complice, tale Santiago, chiamato il demone, un invasato che anche sotto tortura, non svela l’identità di colui che  ha ordito questo delirante piano criminale, il cosiddetto “Profeta”. L’arco temporale viene scandito da didascalie: “1 giorno di Lockdown, 2 giorno di Lockdown” e così via. I due detective hanno una vita privata problematica, ma che resta ai margini della trama, il nocciolo della storia è questo caso, in cui i due compiono  una sfrenata corsa contro il tempo, onde evitare ulteriori vittime innocenti. Il film sembrerebbe  piuttosto intrigante all’inizio, ma poi si arena in un intreccio di scarso  “appeal”, che non riesce mai a decollare; solo l’atmosfera tesa e livida, regge, ma la storia non gira, gli snodi della vicenda sono quasi tutti “telefonati”. Il contesto "Covid" non sembra integrato al racconto, ma  solo un espediente per dare una cornice ansiogena e attuale alla storia; lo si constata nelle forzature narrative, che cercano di tenere in piedi i riferimenti alla quarantena. Insomma buona l'idea di partenza, ma mediocre lo sviluppo; anche se il regista muove diligentemente  la "mdp", riuscendo a  confezionare un clima torbido, la sceneggiatura  fa acqua da tutte le parti e in più si ha  la sensazione di trovarsi di fronte ad un copione già visto tante altre volte.

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