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Tótem - Il mio sole

Regia di Lila Aviles vedi scheda film

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La recensione su Tótem - Il mio sole

di EightAndHalf
6 stelle

Tótem di Lila Avilés nasconde sotto l’apparenza di un film realistico su una famiglia messicana un suggestivo coming-of-age sull’esperienza diretta come segno essenziale per la crescita. Ambientato in meno di 24h, prima e durante la festa di compleanno per il padre di Sol malato terminale di tumore, Tótem ha la struttura di una piramide che viene scalata passo dopo passo con l’introduzione graduale di persone, spazi, volti, come per capillarità. Dall’incipit nel bagno pubblico con Sol e sua madre, si passa al salotto della zia dove sta la cuginetta Esther e il gatto, gradualmente compare un cane, il nonno senza corde vocali, uno zio, l’infermiera del padre, un’altra zia, e così via verso la festa. In questo tripudio di volti e sensazioni, Sol è interessata solo a vedere il padre, che invece si nasconde per mascherare la brutta condizione fisica in cui versa. A Sol viene negata la visione del padre e quindi il suo rapporto col mondo, in quelle ore, è sineddoche problematica di quella frustrazione. I giochi con la cugina, la manomissione della vita degli adulti, il dialogo col cellulare con cui si interroga sulla fine del mondo: Sol altera impaurita la sua normale percezione delle cose, prima che la visione del padre la alteri autonomamente.

Il film di Lila Alvès funziona dunque così, una scalfitura progressiva delle certezze di vita di una bambina, che si pensa ancora inconclusa e in crescita ma che in realtà contiene al suo interno un cosmo cosciente e autosufficiente. 

L’unica difficoltà nel venire a patti con la spontaneità di Lila Alvès sorge quando il film arriva alla saturazione, il meccanismo “entropico” si interrompe e Sol vede finalmente il padre smagrito e distrutto dalla malattia. A quel punto Alvès comincia a ricorrere a scorciatoie: enfasi, nostalgia, sguardo in camera finale, fatalismo. I riferimenti continui alle credenze locali (a cui fa riferimento il titolo) dànno al film una direzione chiara, troppo limpida, ingenuamente catartica. E per quanto non si possa negare al film un certo carisma fino alla fine, tutto diventa altresì più accattivante e meno affascinante da esplorare.

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