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Dune: Parte due

Regia di Denis Villeneuve vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Dune: Parte due

di antoyoung
9 stelle

David Lynch, il mio regista vivente preferito, ha ripudiato la sua versione di Dune (1984). Lo si comprende bene e gli do finalmente ragione dopo aver ammirato la magniloquenza dei primi due capitoli della saga diretta da Villeneuve, esaltati dal punto di vista tecnico/formale da tutta la critica, la quale ha però in parte storto il naso sulla trama del film. 

Trama che non starò a ripetere, se non per evidenziare i passaggi che non sono andati a buon fine nella vecchia versione e per disinnescare le critiche rivolte all'opera di Villeneuve. A partire dalla fedeltà al romanzo di Herbert. È bene mettere le cose subito in chiaro: un film vive di vita autonoma e ha tutto il diritto di affrancarsi dalla versione letteraria da cui trae spunto. Il cinema è un'arte autonoma con codici di linguaggio del tutto diversi dalla letteratura. Se non piace una trasposizione visiva perché sul cartaceo risultava diversa, si sta sbagliando approccio. La versione cinematografica è quella che è, una precisa scelta autoriale , criticabile certamente, ma non paragonabile a fonti e autori che hanno lavorato con strumenti diversi e intenti differenti. 

Dune parte 2 ( e anche parte 1)  sono film stilisticamente impeccabili: nell'uso perfetto del flashforward, del montaggio alternato, dei raccordi, della perfezione narrativa così come viene costruita mattone dopo mattone, senza sbavature. Le scenografie sono spettacolari, la fotografia eccezionale, il sonoro, la musica di Hans Zimmer, i costumi, ogni singolo elemento è inattaccabile. E del resto le critiche non hanno minimamente sfiorato queste questioni, ossia la struttura portante del film. 

Di cosa resta da discutere allora? Della trama. Tralasciata la questione irrilevante della fedeltà al romanzo , rimane un'opera che mette in discussione la figura del leader, del messia, del capopopolo, della corruzione che esercita il Potere. Delle religioni, del proselitismo utilitaristico, della fede cieca, del principio di autodeterminazione piuttosto che la vana attesa di un redentore da un altro mondo. 
Per gran parte della storia, Paul Atreides, figura gracile, efebica, immatura, sembra respingere il suo destino. Non viene ad un certo punto data persino la certezza che il Mahdi sia effettivamente lui. Il popolo Fremen è spaccato, Chani classifica come superstizioni le leggende sul Lisan al Gaib. Le Bene Gesserit sembrano tuttavia alla ricerca della perfezione genetica dell'uomo della provvidenza. Il finale di parte 2 si pone in antitesi con la classica rappresentazione del bene contro il male ( e della sua vittoria trionfale) poiché i presunti personaggi buoni nascondono in fondo paure, debolezze, indecisioni (Paul) e altri interessi di proselitismo (la madre di Paul) che alla fine portano al lato oscuro della vicenda , ossia l'utilitaristica scalata al potere assoluto come contraltare al sacrificio degli ideali puri di amore giurato e uguaglianza. La storia tra il protagonista e Chani si incrina bruscamente. Il finale è cupo e pieno di ambiguità, lascia aperte le riflessioni sulla corruzione del Potere, anche a fini nobili. Siamo evidentemente ben lontani dal mondo incantato di Star Wars, per citare una celeberrima saga che ha centrato l'immaginario collettivo, e Paul Atreides risulta più accostabile ad Anakin che a Luke Skywalker. 

Eccoci quindi ai detrattori e ai nostalgici della versione lynchana. Cosa dovrei aggiungere? La versione rimaneggiata dai produttori e ripudiata dal mio Lynch trattava questa complessità? Assolutamente no. Persino le figure del Barone e di Feyd, per quando fighe nel loro essere pop, erano in fondo poco più che macchiette. Personalmente il personaggio del Barone tratteggiato da Villeneuve mi ha un po' ricordato la figura del comandante impazzito Kurtz in Apocalypse Now, nel suo bagno di fango nero. 
La storia risulterebbe piatta nel tratteggio dell'evoluzione dei personaggi ? Allora io o voi abbiamo visto proprio un altro film. Le sfumature e le ambiguità sono ben delineate e risulta comprensibile la scelta di Chalamet come contraltare al classico eroe inscalfibile. 

Dune parte 1 e parte 2 sono destinati al loro posto nella storia dei grandi classici del cinema. 9/10

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