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Dune: Parte due

Regia di Denis Villeneuve vedi scheda film

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John_Nada1975

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La recensione su Dune: Parte due

di John_Nada1975
4 stelle

Ho incominciato a vedere "Dune parte 2" di Denis Villeneuve. Sarà il post-prandiale, ma a minuto 10' dormivo già sulle sicuramente belle immagini ma non distoglienti dal sonno, della nanerottola brachiforme Puigh. A minuto 35' ca. ero in fase profonda REM e perdipiù raramente, diurna. Mi sono svegliato a circa 55'. E lì per ora rimasto su ben 155' totali. Non mi sono ancora informato se vada contro la dichiarazione dei diritti dell'uomo in quanto spettatore, o se sia già utilizzato sui prigionieri di Guantanamo per una visione "Ludovico" e in "loop", dai co-produttori americani.

E meno male criticarono Lynch per essere stato "troppo prolisso", ma lui aveva per dirla con N°1/Lee Marvin in un capolavoro aldrichiano di quando il cinema era ancora cosa da uomini, "aveva il cuore" per l'appunto e non ti faceva addormentare due volte in due ore, pur nelle sue inperfezioni e imprecisioni sapendo dunque emozionare, e colpire lo spettatore con le sue scelte. Del 1984 come ora, esattamente quello che Villeneuve non ha mai avuto granchè, se non facendosi aiutare da Max Richter e Dinah Washington, che ovunque li metti conferiscono oltre un 50% in più dell'emozione alle immagini. 

Quello che in questo film come anche nella prima parte manca invece del tutto, l'emozione e la capacità di catturare l'interesse, praticamente nullo, oltre che riuscire nel raro risultato con dei personaggi come quelli di Frank Herbert, di non sapere costruire neppure un personaggio minimamente suscitante empatia da parte dello spettatore, oltretutto affidandosi ad un protagonista tra i più sopravvalutati mai visti al cinema almeno dai tempi del tizio pur sempre nel deserto di "Laguna blu", mi si perdoni la battuta, con in più "l'aggravante" diciamo così di essere pompato come le mongolfiere anche se è magrissimo, poichè beniamino delle trasversali lobby lgbt dell'intrattenimento e della "stampa" mainstream. Ma che fa solo dolorosamente e inevitabilmente rimarcare la distanza con il carisma innato e l'aspetto la fisionomia unica, adatta al "Muaddib"/Paul Atreides, di Kyle MacLachlan, in un paragone generale e che si fa sempre più ingombrante con l'originale di 40 anni fa, rinnegato e oblìato ma sempre vincente rispetto a opere sofisticate ma quasi totalmente inerti, pretenziosissime ma con la capacità di suggestione inversamente proporzionale alle intenzioni, quali questa di Villeneuve

Che si rifà un pò nel finale di combattimento corpo a corpo e coltello feroce, anche se Chalamèt dal tipo di magro studente maturando del liceo, non ha proprio il "physique dù rôle" dell'ammazzasette leader di un popolo, e perdipiù dai superpoteri. Casomai da modello di Pitti Uomo giovani.

Ma l'efficace effetto narcolettico dell'incommensurabile capolavoro a misura di ogni "hipster" sempre "sul pezzo" per "qualche follower o likes/visualizzazione in più", oramai Villeneuve lo aveva già pienamente raggiunto, alla pari della Novocaina in campo farmaceutico.

Walken più invecchiato di Michele Placido non per fare ingenerosi ma inevitabili paragoni, certo non offusca il ricordo dell''Imperatore Josè Ferrer. 

Classico film e regista che nessuno nega sia stato fin dagli esordi quebècois dotato, ma che quando entra in gioco il "fandom" per questi-pochi- autori contemporanei dalla base critica e di consenso da rockstar, c'è poco da fare e non si può che essere la classica voce "fuori dal coro". 

Come per "Avatar 1 e 2" di Cameron, "La Forma dell'acqua" di Del Toro, gli "Star Wars" targati Disney, e tanti tanti altri titoli consimili di genere, per cui la critica ha ormai dimostrato una plaudente uniformità mercantilistica pari a quella delle oceaniche platee nelle arene di sangue degli Arkonnen, e che ne decreta e denota ben più di altri segni, la sua completa inutilità nella comunicazione contemporanea.

 

John Nada

 

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