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I cacciatori del cielo

Regia di Mario Vitale (II) vedi scheda film

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La recensione su I cacciatori del cielo

di Mr Rossi
2 stelle

Un noioso e prolisso docu-film-tv da canale video online con brevi scene di guerra aerea rappresentate da disegni poco animati. Probabilmente avevano paura di rovinare l' unico aereo volante a disposizione, nonostante l' effettistica digitale di oggi. Fa rimpiangere tutti quei pochi film stranieri sui piloti della prima guerra mondiale.

Da un film su di un eroe della guerra aerea ci si aspetta un minimo di scene d’ azione invece questa fiction televisiva sull’ asso degli assi italiani della prima guerra mondiale Francesco Baracca (1888 - 1918) si assiste solo alla narrazione delle sue imprese talvolta illustrate da disegni poco animati, che può competere al massimo con quei brevi documentari amatoriali e più lunghe conferenze storiche che si vedono sui canali video online a cura di storici dilettanti italiani e stranieri. Se finanziavano un più credibile documentario avrebbero risparmiato di più ma secondo me era meglio se questo docu-film biografico non lo giravano proprio. Probabilmente l’ unico mezzo volante a disposizione visibile nel film in poche scene, una replica dell’ aero da caccia biplano Spad XIII di Baracca di proprietà privata, sarà stato prestato dal proprietario a patto di non usarlo troppo per paura di eventuali danneggiamenti da riparare a sue spese. Ma oggi con la grafica digitale si può fare di tutto, risparmiando sui mezzi mobili ma probabilmente il regista di questo recente film televisivo finanziato dalla nostra Aeronautica Militare per il centenario della sua costituzione, non aveva neanche i soldi sufficienti per una eventuale animazione e ricostruzione digitale di duelli aerei, che avrebbero evitato i rischi per l’ areo vero e magari per il pilota.

 

Il maggiore Baracca sembra piuttosto un pilota collaudatore di un nuovo aereo che passa la vita nelle retrovie del fronte in cerca di avventure galanti e meno male che avrebbe abbattuto trentaquattro aerei nemici prima di cadere nel 1918 sulle colline del Montello. Quando gli ordinano di attaccare le trincee austroungariche sul Montello, obbedisce senza troppe discussioni, facendo però capire al comandante della neonata aviazione che l’ Arma Aerea italiana deve essere composta e diretta solo da piloti d’ aerei e non da personale dell’ esercito. Secondo il regista l' asso degli assi italiani era un genio incompreso ma nella sua rappresentazione sembra piuttosto un romantico donnaiolo alla D' Annunzio. Le altre figure storiche dei suoi colleghi piloti sono tutte poco o per niente caratterizzate a parte il meccanico di Baracca, che a sentire lui prima della guerra riparava trattori (Il primo trattore italiano apparve nel 1924 ma prima del 1915 le automobili esistevano già). Se quello parla con un marcato accento veneto il romagnolo Baracca di Giuseppe Fiorello è atono. Il suo severo comandante recita ai minimi sindacali dei doppiatori televisivi e non regge minimamente il confronto, soprattutto fisico, con la giovane interprete dell’ amante di Baracca.

 

Questo docu-film è talmente poco interessante che sembra girato apposta per far dimenticare in fretta il personaggio storico protagonista, come se fosse stato un detestato e noioso poeta studiato per obbligo dal regista alle scuole superiori, una via di mezzo tra un prolisso documentario narrato in prima persona dai personaggi principali e una soap-opera in costume, come se il protagonista nella breve vita abbia fatto soltanto dei comizi propagandistici. Se poi il soggetto del film è oggi fuori moda per i gusti del grosso pubblico televisivo italiano allora non buttate via del denaro, sopratutto quello pubblico di enti statali vari e non obbligate nessun regista di turno a girare delle inutili telefiction come questa, destinata secondo alcuni soltanto alle massaie di Sabbioneta. Infatti di appena notevole c'è soltanto l' unico aereo volante e le uniformi di scena, che però, secondo il giudizio dei pochi esperti italiani del settore, al massimo andavano bene per un party in costume da carnevale.

 

Per il resto siamo al livello di una pedante lezione di taglio televisivo, roba da far rimpiangere i più approfonditi dibattiti storici televisivi di Barbero e Mieli. D’ altronde Baracca subì l’ ulteriore disgrazia di essere celebrato e commemorato durante il ventennio fascista e quindi finì subito dimenticato dagli storici dal dopoguerra ad oggi, anche perché considerato troppo nazionale o nazionalista a seconda dei loro punti di vista faziosi. Infatti dal 1918 a oggi nessun altro regista italiano si è mai occupato dell' asso di Lugo di Romagna e dei piloti da caccia italiani della Grande Guerra del 15-18... Povero Baracca! Magari ancora oggi considerato da molti soltanto una figura storica propagandistica come il citato "poeta soldato" Gabriele D'Annunzio.

 

Il film dello sconosciuto Mario Vitale, qui alla sua seconda fiction televisiva, fa ovviamente rimpiangere tutti quei pochissimi vecchi film stranieri sui piloti della prima guerra mondiale, compresi anche quelli più recenti e poco visti come il tedesco “Der Rote Baron” e l’ americano “Fly Boys – Giovani Aquile”  che paragonati a questo più recente film televisivo italiano sembrano dei kolossal americani girati da Spielberg. Ennesima conferma che molti nuovi registi italiani sono più adatti a dirigere delle sit-comedy, serie di gialli d'ambientazione moderna e soap-operas dove potranno mostrare tutta la loro scarsa fantasia e superficialità, tanto si tratta dei soliti raccomandati destinati a girare dei film giustamente dimenticabili. Per il primo asso degli assi dell' aviazione militare italiana ha fatto qualcosa di più memorabile Francesco De Gregori con quella canzone intitolata al suo aereo.

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