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Nuovo Olimpo

Regia di Ferzan Özpetek vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su Nuovo Olimpo

di alan smithee
4 stelle

locandina

Nuovo Olimpo (2023): locandina

NETFLIX

Nel 1978 una troupe sta girando in Roma una scena movimentata che è il cardine di uno dei "poliziotteschi" tanto in voga durante i '70.

Nella scena l'attrice Jasmine Trinca veste i panni di una tenace donna bionda in tailleur che spara a bruciapelo a due uomini per evitare che le prendano il bambino che sta proteggendo.

La scena è, senza alcun fraintendimento, un rifacimento-parodia evidente di Gloria - Una notte d'estate, con la Trinca nei panni della inimitabile, divina, Gena Rowlands (ci ha provato pure Sharon Stone, diretta addirittura da Sidney Lumet a rifarlo nei successivi anni '90, ma con esiti pressoché catastrofici).

Peccato che il film meraviglioso di Cassavetes è del 1980, e il poliziottesco invece precede il capostipite di due anni. Tutto previsto? Tutto calcolato? Mah.... Questa è solo la prima, se vogliamo quasi innocua, per quanto inevitabilmente imperdonabile, tra le tante tendenze autolesioniste presenti nell'ultimo film di Ferzan Ozpetek, un film sul cinema e sulle sale cinematografiche, curiosamente uscito direttamente in fruizione streaming da parte del produttore Netflix, che ancora una volta ha preferito disertare la fruizione in sala.

Andrea Di Luigi, Damiano Gavino

Nuovo Olimpo (2023): Andrea Di Luigi, Damiano Gavino

Al centro della storia d'amore tra il futuro regista di grido Enea ed il futuro stimato chirurgo Pietro, si staglia il sentimento inespresso, o non maturato come avrebbe meritato, in quanto diviso dalle vicissitudini e dai crudeli imprevisti della vita.

Di una vita che è l'autobiografia evidente, carica e pregna di una esistenza inevitabilmente contrassegnata dall'amore per il cinema, dalla passione dei sensi, e dall'attrazione per la bellezza maschile, del nostro stesso regista Ferzan Ozpetek.

Chi oggi ha almeno cinquant'anni, non può non ricordare, con un po' di malinconia, ma anche un certo comprensibile disagio, cos'era il cinema in quei fumosi e sregolati anni '70 e '80.

Che situazioni strane, ora impensabili da mettere in pratica.: ingresso a qualsiasi orario, film a rotazione senza orari, anche più di uno, fumo in sala come se fosse la cosa più naturale,salutare ed inevitabile; alternanza di film d'autore e pellicole commerciali, a film per adulti in una stessa sala.

Corridoi e bagni utilizzati, per chi poteva essere interessato, chi capiva la situazione, anche per i più disparati tipi di approccio.

Andrea Di Luigi, Luisa Ranieri

Nuovo Olimpo (2023): Andrea Di Luigi, Luisa Ranieri

La sala cinematografica di quegli anni era il luogo pieno di contraddizioni per antonomasia; lo spazio in cui il cinema, quello vero, quello bello, dei maestri, lasciava spazio alle pellicole pornografiche in una alternanza utile e dilettevole che non creava incidenti diplomatici di sorta. Ecco che un cinema così disordinatamente polifunzionale, fungeva da rifugio per ispirare e travisare momenti esistenziali che si vorrebbero talvolta poter ridurre a sceneggiature melodrammatiche e sature di eventi, tra il tragico e il profano, alternati a siparietti di una realtà culturale di anni in cui il cinema era un rifugio aperto a tutti, senza la necessità del rispetto degli orari. Gli azzardi di una sala che proiettava candidamente nei weekend, magari a ruota libera, le opere di Godard, Pasolini, Fellini e Dreyer, e il giorno infrasettimanale dedicava il proprio grande schermo alla visione di film pornografici, le cui locandine generiche e di sole scritte cubitali tra il rosso e il bianco senza foto per motivi di censura sostituivano quelle dei maestri del cinema, creavano un magico connubio tra la meraviglia artistica e l'esplosione delle emozioni più proibite.

 

Andrea Di Luigi, Greta Scarano

Nuovo Olimpo (2023): Andrea Di Luigi, Greta Scarano

Il rigore austero dell'opera di Dreyer o del Tarkovski più intransigente si alternava, senza alcun problema di sorta, alle cavalcate spudorate di una Cicciolina calda che, pur esplodendo femminilità da ogni centimetro di corpo, accendeva micce e focolai di desiderio proibiti e spesso apparentemente rinnegati, da parte di una frequentazione tipicamente maschile che necessitava di luoghi e momenti di complicità, inevitabilmente omosex.

Anche per cauterizzare situazioni di dolorosa, inconfessabile solitudine ed incomunicabilità, parola quest' ultima tanto in voga in quei precisi anni in questione.

"L'amarcord" di quegli strani, contraddittori anni '70-'80, stravaganti fino alla spudoratezza ma insieme bigotti e miopi, è una delle poche cose riuscite di un film-polpettone ahimè melenso e azzardato, ma soprattutto - spiace riferirlo, ma appare inevitabile - davvero mal recitato da una manciata di giovani attori tanto volenterosi, quanto degni di un set da soap-opera di poche pretese.

Un cast che, soprattutto per qualcuno dei tre ragazzi, si rivela sempre più inverosimile, soprattutto col passare degli anni, scanditi semplicemente dal sorgere di qualche ciuffo ingrigito o da una flebile ruga sul volto, denotando una sconcertante superficialità che non ci si aspetterebbe da un regista altrimenti così sensibile.

Damiano Gavino, Alvise Rigo

Nuovo Olimpo (2023): Damiano Gavino, Alvise Rigo

Certo da tutto ciò si distingue e svetta la regale, statuaria Luisa Ranieri, qui cassiera stravagante, ma di cuore, che pare esteticamente irriconoscibile in quanto fotocopia della Mina di quegli anni, ma che in cuore suo ama e rispetta la Carrà.

La talentuosa attrice partenopea è ancora una volta in grado di distinguersi in un personaggio davvero notevole, oltre che godibilmente sopra le righe, non meno di quanto era riuscita a fare recentemente in "È stata la mano di Dio", di Paolo Sorrentino.

Ma quella della Ranieri è ahimè una presenza utile soprattutto a devastare il resto del cast, francamente imbarazzante quanto a rigidità e catatonia, ed incapacità di rendere credibile ogni altro personaggio che attraversa la vicenda.

Tutto forzato, tutto sopra le righe, dentro un melò che aspira invano al cinema ora impossibile da concepire di un Douglas Sirk da estasi, se si ripensa al suo azzardato, improbabile oltre ogni misura, ma comunque perfetto Magnifica Ossessione (anche qui in Ozpetek ci sono, non certo a caso, medici che salvano i propri amori da incidenti fatali), rasentando il grottesco attraverso recitazioni schematiche, apatiche e senza alcun spessore.

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