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La stanza del figlio

Regia di Nanni Moretti vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su La stanza del figlio

di stanley kubrick
8 stelle

Non esiste un pianeta su cui regna incontrastata una felicità. Perchè nel mondo in cui viviamo regna soprattutto un elaborazione del lutto che è ancora ai primi sintomi di vita, come un neonato appena venuto al mondo. Il cinema familiare di Nanni Moretti riflette soprattutto sul modo di fare e sugli impegni della famiglia, non spaccata in due ma ricongiunta, fino al tragico momento, per poi virare verso l'amicizia/amore tra due individui. La perdita di una persona cara diventa sintomo incontrollabile di pianto e, successivamente di depressione lavorativa e non. Il protagonista Giovanni (interpretato dallo stesso regista in maniera quasi fiabesca) è uno psicanalista, eppure dopo la morte del figlio la psicanalisi la esercita su sè stesso e sul resto della famiglia, cercando di riprendersi dal forte dolore che proviene dal profondo del cuore. Questa cura sembra far bene a Giovanni, anche se all'inizio fatica a trovare il giusto approccio con la moglie e la figlia. Se la scuola viene usata come una deflagrazione della mente umana, il furto al suo interno non è concesso, specialmente se l'occhio umano riesce a scrutare i particolari per poi mostrare prove concrete del fatto accaduto. Quando siamo giovani non ci si rende conto dell'amicizia virile, e si va incontro alla legge, senza proteggere i nostri coetanei e compagni di scuola. E' quello che accade all'inizio del film, quando Andrea, il figlio che poi decederà di Giovanni, e un suo amico rubano un fossile presente nella scuola, però sono stati visti da un ragazzo, che comincia a bramare contro di loro, anche senza prove più che certe.
I ricordi rimangono impressi nella mente, non riescono a staccarsi dall'anima dell'umano per renderlo più o meno felice. Il pianto sui cari è una derivazione del potentissimo fato, che riesce sempre a farla franca, perchè è lui che regna, nel pensiero e negli eventi nella loro temporaneità, su tutto e su tutti. La falce della morte, da come è rappresentata in libri biblici, vuole per Andrea una morte lenta e dolorosa, a causa di un embolia. L'immergersi dentro una sostanza liquida senza bombole di ossigeno è una cosa assolutamente vietata se si vuole evitare la morte, però anche le bombole, a volte, possono risultare fatali per la vita di un neosub, che ha appena iniziato perchè soltanto adolescente. La pressione ti deturpa l'intero sistema nervoso, muscolare e respiratorio, stritolandoti e avvolgendoti in una stretta talmente portentosa che non ti lascia più, tranne quando sei completamente privo di vita e le tue funzioni vitali sono state ridotte a zero. Rivedere per l'ultima volta un figlio morto prematuramente è una cosa insostenibile, guardarlo inerme dentro una bara, pensando che dentro di lui non scorre più nemmeno mezzo millilitro di sangue pompato dal cuore, che non passi più aria pura, che non riesca più a pensare in grande per il suo futuro, con gli occhi fissi e lo sguardo perso nel buio, e il pianto risolve tutto e ammanta di un aura infinita e superstiziosa il giovane corpo di un adolescente. E sopra di lei, l'oscurità lo avvolge nella bara. E la luce scompare. Per sempre.
I ricordi sovrastano la mente di Giovanni, che invece di concentrarsi sulla felicità che vorrebbe per lui il figlio e sul lavoro da psicanalista, continua a pensare a quella corsa che avrebbero dovuto fare, però lui quel giorno andò a visitare un suo paziente mentre Andrea si immerse come un sub. Lo sport, il tennis precisamente, viene richiamato più volte durante il film, specialmente nel momento pre-morte di Andrea. La voglia di vincere di Giovanni entra in contrapposizione, però, con lo spirito sportivo e del forfait del figlio. ll suo pensiero è rivolto alla famosa frase "L'importante non è vincere ma partecipare". In un campo di atletica il padre comincia a far capire al figlio che la leggerezza della vita è quello che mantiene la Terra sull'orbita che prosegue. Senza i pensieri, che siano buoni o brutti, che ci attanagliano la testa la Terra sarebbe già caduta, perchè non avrebbe sostegno morale. Anche l'immersione dentro il mare sa essere uno sport, ma sembra essere l'unico all'interno della pellicola a presagire il male assoluto e continuamente conclusionato della morte in carne e ossa.
Si forma un triangolo amoroso, dopo la morte di Andrea. Non sto parlando dei rapporti matrimoniali tra padre e madre di quest'ultimo, piuttosto Moretti si limita a sputare sullo schermo l'amore che pervade il cuore tra Andrea, una ragazza che ha conosciuto al campeggio e un amico della ragazza citata sopra. Anche se le mani di Andrea e quelle delle altri due non si sfiorano nemmeno, tra loro si compone un senso di incertezza sul futuro e sulle sue sorprese, spesso imprevedibili, se non sempre. L'istinto che avvolge l'amico della ragazza è quello del superiore, a prima vista. Andrea è morto e quindi sembra avere campo libero. Eppure si commuove rimanendo in silenzio dopo che i genitori del suo antagonista accompagnano lui e la sua (nuova) ragazza al confine. Le lettere d'amore sono le più dolci indicazioni amorevoli che ognuno si manda per comunicare all'altro che cosa prova nei suoi confronti. Nonostante non ci si veda in faccia, con una lettera siamo liberi, non balbettiamo mai, e si riesce a non vergognarci a dire quello che si prova davanti a colui/ei che si ama. Quella fra Andrea e la ragazza viene letta con sconforto dalla madre del primo, visto che deve dare la brutta notizia della morte del figlio alla ragazza. All'inizio Giovanni sembra contrariato a conoscere questa, per lui, sconosciuta, perchè a paura di sembrarle sciocco e ingenuo, ma soprattutto, perchè oramai Andrea non fa parte del presente e del futuro ma soltanto di un passato più che torbido, e quindi nemmeno lei. Ciononostante la chiacchierata che si fanno quando lei è venuta a trovare i genitori è andata bene. Ed è questo che conta.
Un cambiamento radicale lo subisce anche lo studio di Giovanni insieme ai suoi pazienti. Il paziente che ha "causato" la morte del figlio dello psicanalista prima era aperto, specie per le continue malattie, mentre adesso è imbarazzato. C'è anche un omosessuale isterico, parte centrale per capire il senso del lavoro del protagonista. Infine ci sono coloro che aspetteranno la riapertura dello studio, e sono stati bene con Giovanni. Lasciare la propria scrivania, i propri mobili, la propria segretaria e tutto quello che compone lo studio non è facile, però la nuova linfa vitale per Giovanni è data dalla conoscenza dell'elaborazione del lutto. E lui, il lutto, lo ha sicuramente scacciato dai suoi più brutti ricordi.
E se nel finale non basta avere così tanta felicità, il viaggio è ancora lungo. E intanto Andrea continua a rimanere immobile, però, al posto di una faccia da morto, adesso sorride.

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