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Shark 2 - L'abisso

Regia di Ben Wheatley vedi scheda film

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La recensione su Shark 2 - L'abisso

di giurista81
5 stelle

 

Classico film da vedere staccando i neuroni cerebrali, poiché neppure la proverbiale sospensione dell'incredulità sarebbe idonea a salvare il film da un commento negativo. Il principale difetto sta nell'incapacità della sceneggiatura di supportare con piglio di verosimiglianza quanto tradotto in immagini. Gli sceneggiatori, in altri termini, sacrificano il ragionevole alla spettacolarizzazione e alla scorciatoia narrativa, scommettendo sull'ignoranza scientifica degli spettatori e sul caso fortuito.

Ben Wheatley non si fa remore nel mostrare fin da subito i mostri che saranno protagonisti della vicenda e lo fa con quello stile che rimanda a film come L'Orca Assassina ovvero ponendosi l'obiettivo di scalzare e superare il riferimento precedente. Se il film degli anni settanta mostrava un attacco di squalo (evidente riferimento a Jaws di Spielberg) ai danni di un uomo che veniva improvvisamente interrotto dal provvidenziale intervento di un “nuovo” mostro (l'orca), Wheatley alza l'asticella e prende come modello Jurassic Park (o meglio Jurassic World, mi viene da pensare alla lotta tra tutti i dinosauri più pericolosi all'epilogo del primo capitolo della serie) senza curarsi di rendere oggettivamente possibile la cosa. Si vede infatti un t-rex finire tra le fauci di megalodonte con una modalità di aggressione che ricorda proprio quella dell'orca ai danni delle foche adagiate sulla risacca. Inutile interrogarsi come una bestia del genere riesca poi a ritornare in acqua, posto che l'attacco avviene in un punto in cui il fondale non supera i due metri di altezza, visto che le zampe del dinosauro sono in parte non lambite dall'acqua (un t-rex era alto sei metri).

Questo il biglietto di presentazione del film, che riempie gli occhi con effetti speciali discreti, un'ottima fotografia e scene d'azione ultra spettacolari (soprattutto nella seconda parte), ma dimentica del tutto la componente di scrittura. Così, un po' come il primo capitolo, diviene una scampagnata inabissarsi per settemila metri, addirittura nuotare a tale profondità senza tute o maschere, in apnea (!?), o fare una camminata per tre chilometri in armature pesanti che inchiodano al suolo. La decompressione è una modalità di risalita totalmente sconosciuta agli sceneggiatori, si sale e si scende come se si fosse sull'autostrada. Certo, in tutte queste incongruenze, ci sono delle belle sequenze visive, che rimandano addirittura a 20.000 Leghe Sotto i Mari (da cui arriva il kraken, perché qua non ci si fa mancare niente), tuttavia non si compie alcuno sforzo per far coesistere verosimiglianza a intrattenimento.

Curiosa la prima parte di film, totalmente diversa dalla seconda e giocata sulle attese e sui dialoghi, forse inserita per dare un po' di contenuti a una pellicola che altrimenti non avrebbe avuto alcun fondo di sostanza. Dopo la presentazione action di Jason Statham (meglio in questo film che in Primo Squalo, anche perché qua picchia, spara e si scontra anche contro avversari umani), si assiste alla solita esplorazione sottomarina, alla ricerca di nuove specie (ci saranno pure i dinosauri!?). Durante questa immersione, tuttavia, il gruppo si trova a scontrarsi con un'altra spedizione gestita da moderni pirati (si parla di minerali da miliardi di dollari!?). Quest'ultimo gruppo cercherà di eliminare l'altro, dando luogo a un vero e proprio conflitto armato (si spara anche in profondità, poco importa se penetra l'acqua all'interno delle strutture, non scoppia nulla, tranquilli) aggravato dalla presenza dei mostri degli abissi, i megalodonti e dei dinosauri anfibi, che si aggiungeranno ben contenti alla festa. Le sequenze, all'interno di basi o sommergibili, rimandano ai vari Leviathan o Creatura degli Abissi con la differenza di disinteressarsi del tutto a concetti come pressione, temperatura, decompressione nella risalita, mancanza di cibo per megalodonti (che si sono estinti in superficie per carenza di cibo, figurarsi là sotto) e dinosauri.

Dopo una serie di attacchi che sembrano portare ogni volta alla morte del coprotagonista Jacky Wu (molto simpatico) e la perdita di un paio di componenti del terzetto, i nostri risalgono in superficie e si portano dietro di tutto.

Ecco che, a circa metà visione, viene sguinzagliato il trash da alto costo promesso dal trailer. Shark 2 conferma tutti i difetti del sottogenere, proponendo mostri che sono delle vere e proprie macchine di morte e, soprattutto, ce l'hanno con i protagonisti che pensano bene di rifugiarsi su un'isola solitaria nell'oceano dove è in corso un mega party (ma non ci sono imbarcazioni o mezzi). Sebbene l'oceano sia sterminato, tutti i mostri emersi dall'abisso (una piovra, tre megalodonti e un esercito di dinosauri) fanno tappa sull'isola e la mattanza ha inizio. Attenzione però... qui il pericolo non è solo in acqua, ma anche sulla terraferma dove sono attivi degli strani dinosauri ovviamente carnivori, con il regista che muove la telecamera strizzando l'occhio allo Spielberg di Jurassic Park. Tra le soluzioni registiche vi è anche una soggettiva dall'interno del megalodonte che attacca i bagnanti.

L'inferno ha inizio, tra tentacoli che attorcigliano bagnanti che si muovono nei pressi del mare, megalodonti che ingoiano coloro che sono in acqua e dinosauri che aggrediscono chi si rifugia nell'entroterra. Per fortuna che c'è Jason Statham, in settaggio Chuck Norris, a mettere a cuccia tutte le bestie dello zoo giurassico. Agli errori di montaggio (si veda Statham che prepara tre lance di fortuna dotate di esplosivo, con tanto di sottolineatura facendo riferimento al fatto che i Meg sono tre, e poi, inquadrato in acqua, ne ha quattro sulla schiena) si aggiungono scene tra le più folli mai concepite in un prodotto Warner Bros (tipo un elicottero che fa rifornimento a una pompa stando sospeso in aria e dopo aver dato uno strattone per risalire; Statham che uccide un Meg, che gli piomba addosso con tuffo, infilzandolo, dal basso in alto, con una trave usata a mo' di lancia senza che il pesciolone gli cada addosso e dunque sorreggendolo con la forza dei propri muscoli; Statham che, in condizione di mare piatto, si lancia da un'onda alta dieci metri per infilzare con l'arpione un Meg) oltre che scopiazzature varie come l'idea di deviare l'attacco di uno squalo con speciali impulsi sonori (idea ripresa da Blu Profondo 3).

Un grande frullatone che sa intrattenere coloro che amano i beast movie, questo bisogna ammetterlo, e sa deliziare il palato degli amanti degli effetti speciali senza tuttavia massimizzare l'ingente budget (185 milioni di dollari) per proporre qualcosa di solido che vada oltre il mero spettacolo visivo. Sicuramente, superiore al primo capitolo di cui mantiene l'impostazione edulcorata da gore per sottrarsi a eventuali rating limitativi (determinante che i bimbi vadano a vederlo, per cui via lo splatter). Può piacere.

 

 

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