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L'ultima volta che siamo stati bambini

Regia di Claudio Bisio vedi scheda film

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La recensione su L'ultima volta che siamo stati bambini

di alan smithee
4 stelle

locandina

L'ultima volta che siamo stati bambini (2023): locandina

AL CINEMA 

Nella Roma del '43, dominata dalla dittatura fascista, quattro bambini di differenti origini diventano amici per la pelle. Uno è Italo, orgoglioso, pingue e pure ingenuo figlio di un ufficiale dell'armata fascista (lo interpreta lo stesso Claudio Bisio in una piccola gustosa parte); al suo fianco il tenero Cosimo, un orfanello che vive col nonno (Antonello Fassari) ed un fratello maggiore; poi c'è Riccardo, biondo e borghese, ma di origine ebrea, e quindi subito trattato dai due come un nemico da combattere, fino a che la spontaneità dell'infanzia prende il sopravvento sulle insensate intolleranze umane. E infine Vanda, una orfanella molto intelligente e brillante che, infatuata di Riccardo, decide di seguire i due amici sopra quando il piccolo ebreo viene deportato su un treno con destinazione in un campo di lavoro al nord.

La fuga dei ragazzini spinge a muoversi da un lato anche Vittorio (Federico Cesari), fratello maggiore di Italo, nominato eroe di guerra sul campo, mentre la scomparsa dal collegio di Vanda spinge l’amorevole Suor Agnese (Marianna Fontana), a intraprendere il cammino di ricerca con il giovane militare, inevitabilmente infatuato della bella monaca.

Vincenzo Sebastiani, Alessio Di Domenicoantonio, Lorenzo McGovern Zaini

L'ultima volta che siamo stati bambini (2023): Vincenzo Sebastiani, Alessio Di Domenicoantonio, Lorenzo McGovern Zaini

Dal lato dei bimbi, il viaggio costituirà un capitolo fondamentale di presa di coscienza della bellezza e insieme della crudeltà del vivere in un mondo talvolta magnifico, ma sempre imperfetto e pieno di ingiustizie e barbarie dilaganti, con un sacrificio finale che tocca inevitabilmente le corde emotive dello spettatore, ma non riesce a mascherare un evidente tentativo di giocare con i sentimenti di chi affronta la visione.

I bimbi protagonisti sono simpatici e spigliati, ma i dialoghi e le situazioni che li vedono coinvolti appaiono spesso un po’ forzati e al limite della macchietta televisiva.

La brillante storia di sentimenti e scaramucce che contraddistingue il viaggio dei due adulti (Cesari e Fontana), uno maschio orgoglioso più nella teoria che nella realtà dei fatti e l’altra razionale e pratica, ma anche risoluta e non indifferente al richiamo dei sensi, permette a Bisio di tratteggiare i contorni di una realtà di provincia schietta e spigolosa, che si concede figure di contorno davvero riuscite, forse le migliori del film, e che trovano nelle scene ambientate nell’osteria i momenti più felici di un film un po’ troppo facile e lineare, che gioca con i sentimenti attraverso una struttura debole e troppo inframmezzata da siparietti anche divertenti.

Carlotta De Leonardis, Marianna Fontana

L'ultima volta che siamo stati bambini (2023): Carlotta De Leonardis, Marianna Fontana

Carlotta De Leonardis, Alessio Di Domenicoantonio, Vincenzo Sebastiani

L'ultima volta che siamo stati bambini (2023): Carlotta De Leonardis, Alessio Di Domenicoantonio, Vincenzo Sebastiani

Tratto dall’omonimo romanzo di Fabio Bartolomei, il volonteroso esordio in regia di Claudio Bisio ambisce a raccontare la difficoltà di essere bimbi in un'epoca dominata dal terrore e dalla odiosa discriminazione etnica, e per farlo cerca sin troppo ossessivamente di accattivarsi in ogni momento il favore del pubblico con gli stessi stratagemmi sentimentali tipici del Benigni de La vita è bella, del quale sfrutta la medesima situazione storica drammatica.

Il piccolo e sentito film risulta soprattutto un dignitoso esempio di commedia che cerca di trovare, nella drammaticità di fondo, la via più accomodante ove regna il sentimento di una schiettezza che può provenire solo dall'infanzia, mettendo in risalto la bontà e l'innocenza di fondo tipica della purezza disincantata dell'infanzia, trattando vicende altamente tragiche di un nostro passato nemmeno troppo lontano.

La semplificazione e lo schematismo, tuttavia, finiscono per prevalere su una sostanza che si risolve troppe volte in modo ridanciano e farsesco, come nella scena del plotone di esecuzione sventato dai ragazzini tramite il tiro di fionda, secondo una dinamica d’azione che risulterebbe forzata e superficiale anche in una favola.

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