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Mississippi Blues

Regia di Bertrand Tavernier, Robert Parrish vedi scheda film

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La recensione su Mississippi Blues

di degoffro
8 stelle

Celebre ed interessante documentario firmato da Bertrand Tavernier e Robert Parrish, premio Oscar per il montaggio di "Anima e corpo" di Robert Rossen, collaboratore di John Ford nella realizzazione dei documentari che il regista girò sui fronti della seconda guerra mondiale e a sua volta regista (tra i suoi film "Pianura rossa" molto amato da Tavernier e "Casino Royale"). Diviso in quattro episodi nelle versione televisiva intitolata "Pays d'octobre" distribuita, inopinatamente doppiata, anche in Italia dalla meritoria Raro Video, prima in vhs poi in dvd. Il viaggio in Mississipi inizia a Oxford, sulla tomba del grande scrittore William Faulkner (con una sua citazione si apre il film "Il passato non è morto, non è neppure ancora passato") e prosegue nel cuore del profondo sud degli States, tra volti, strade, bar, fattorie, chiese, fiumi, paludi e foreste. Un viaggio che è anche l'occasione per parlare di cinema (si visita la casa ormai fatiscente in cui Minnelli girò "Incontriamoci a Saint Louis", Parrish, a sua volta uomo del sud essendo nativo della Georgia dice che il film che meglio rappresenta quelle terre è "L'uomo del sud" di Renoir), giustizia, religione, politica, integrazione, violenza, razzismo, sottosviluppo, tradizioni. Tavernier e Parrish scavano nelle radici del blues e di una cultura vitale, ricca e variegata, segnata da sofferenza, miseria, soprusi, riscatto e speranza, colgono l'anima autentica di un mondo a parte e la trasmettono con affetto, passione e sincerità allo spettatore. Si ricorda la figura di James Meredith, il primo nero universitario in Mississipi, si evidenzia il ruolo del pastore che è il vero capo della comunità nera, il principale trascinatore politico, non a caso anche Martin Luther King e Malcom X avevano iniziato come pastori, si fanno accostamenti tra Faulkner e Balzac per il medesimo modo di raccontare il mondo contadino, si parla di legislazione sugli alcolici e di contrabbando ("Quando si fa il contrabbandiere e non tiri dalla tua parte un po’ di battisti, hai chiuso!" si dice nel film). Alcune testimonianze sono preziose come quella dello sceriffo Bill Mitchell, esperto violinista, ora ufficiale giudiziario che si occupa di tasse, il quale, tra l'altro, parla degli stereotipi con cui gli sceriffi del sud vengono rappresentati al cinema ed in tv (sempre violenti e razzisti) o quella del Reverendo Gat Moore, ex cantante blues. Il pastore afferma: "Quando cantavo il blues parlavo della mia bambina Julie, della sua dolcezza o della sua cattiveria, del bene che mi faceva e diventando pastore mi sono messo a cantare la dolcezza di Gesù e il bene che ha fatto, la gioia di servire Dio. Il blues è rimasto lo stesso, le parole sono cambiate!". C'è poi un episodio davvero ironico e divertente: una donna molto devota, in punto di morte, invita il marito a chiamare al suo capezzale i due pastori che la moglie ha sempre seguito. La donna, stesa sul letto, stringe le mani dei due reverendi ai lati del letto perché vuole morire come Gesù. "E come è morto Gesù?" chiede il marito che non è mai stato in Chiesa. Lucidissima la risposta della donna: "In mezzo a due ladroni!" C'è poi anche una bellissima ed illuminante definizione del blues: "il blues è quando un uomo non ha più un soldo e la sua donna lo ha piantato!" Un viaggio spesso emozionante, solo a tratti noioso, in cui i due registi tengono pienamente fede alle parole con cui aprono il loro film: "Ci sono dei paesi che sono talmente esplorati nei sogni, attraverso dei film e dei libri che se ci si entra si prova allo stesso tempo un senso di religioso rispetto e di emozionante scoperta." Un film che è un perfetto prologo al successivo "Round midnight" (non a caso è stato distribuito in Italia sull'onda del successo di quel film) e probabilmente anche del recentissimo "L'occhio del ciclone" con Tommy Lee Jones.
Voto: 7

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