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Rapiniamo il Duce

Regia di Renato De Maria vedi scheda film

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La recensione su Rapiniamo il Duce

di simonebulleri
7 stelle
Milano '45.
La guerra è al suo ultimo attimo.
Nella città bombardata che vede i fascisti organizzarsi per la fuga, e gli alleati a un passo dalla vittoria, un manipolo di desperados, capitanati da Isola, il golden boy del mercato nero, tenta - con un piano rocambolesco - di impadronirsi dell'oro di Dongo.
Il revisionismo storico tarantiniano, inaugurato nel 2009 con Bastardi senza gloria e continuato da C'era una volta a... Hollywood (2019), ha fatto proseliti. Anche da noi.
Il regista Renato De Maria sceneggia e dirige, infatti, una curiosa operazione con cornice storica che risente, specie negli inserti fumettistici, più che delle sue origini (il progetto Zio Feininger ma anche Paz!) del Tarantino di Kill Bill.
Il cast è ben diretto e affiatato, e se Castellitto junior non è ancora abbastanza carismatico per ruoli da leader (è stato un ottimo freak per Mainetti), è comunque supportato da vecchie volpi del mestiere, quali Tommaso Ragno e Isabella Ferrari, nonché Filippo Timi nel ruolo di un macchiettistico gerarca folle, a cui il cuore gioca brutti scherzi. Molto curato il comparto musicale, con alcune notevoli performance di Matilda De Angelis, qua in veste di femme non si sa quanto fatale.
La luce calda del sodale Gian Filippo Corticelli illumina le ottime scenografie di Giada Calabria, animati entrambi dal buon montaggio di Clelio Benevento.
Ci lamentiamo sempre che mancano le idee e che non si osa abbastanza. Questa volta ci hanno provato, e il risultato è interessante.
In sostanza un film godibile.
Presentato in anteprima alla 17ª Festa del Cinema di Roma.
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