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L'occhio privato

Regia di Robert Benton vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su L'occhio privato

di rocky85
8 stelle

“Arrivi tardi, zio. Di circa un secolo!”

Il titolo originale, The Late Show, può essere inteso come “il secondo spettacolo”, o “lo spettacolo in ritardo”. In ritardo come Ira Wells (Art Carney), investigatore privato sessantenne pieno di acciacchi, con una gamba malandata ed un’ulcera perforata che lo tormenta. Una notte gli si presenta l’amico Henry (Howard Duff) con un buco di proiettile nello stomaco, e che muore davanti ai suoi occhi. Wells scopre che Henry, prima di essere ferito mortalmente, aveva ricevuto il bizzarro incarico dall’attrice disoccupata Margo Sterling (Lily Tomlin) di indagare sulla scomparsa del proprio gatto. Ira capisce subito che la faccenda è più intricata di quanto sembri, ed insieme a Margo comincia ad indagare. La strana coppia, lui burbero e taciturno e lei nevrotica e logorroica, dopo una serie di morti violente e molte disavventure giunge alla verità.

Prodotto da Robert Altman e scritto e diretto dal bravo Robert Benton (che aveva già dato prova del suo talento come sceneggiatore di Gangster Story e come regista di Cattive compagnie), L’occhio privato gioca a destrutturare il noir, come d’abitudine negli anni Settanta, mischiandolo con toni da commedia. L’atmosfera malinconica e in ritardo sui tempi (da qui il titolo The Late Show) guarda al noir classico degli anni Quaranta, mescolandolo con la screwball comedy alla Howard Hawks. Ma la carta vincente sta soprattutto nella strana coppia Art Carney – Lily Tomlin. Il primo, realmente zoppo dopo una ferita in guerra, è straordinario nella sua interpretazione trattenuta e nostalgica; la Tomlin è bravissima e divertente come spalla comica. Insieme i due fanno scintille, dando vita ad una serie di battibecchi di inarrivabile simpatia. Il rapporto tra questi due personaggi fondamentalmente soli, ad un certo punto potrebbe diventare anche sentimentale. Lei, elettrizzata ed euforica, gli propone di provare ad andare a vivere insieme. Lui le risponde cinicamente: “Dolcezza io sono scapolo, ci sono nato scapolo. Ero scapolo da ragazzino e anche da sposato. Me ne sto per conto mio ma mi piace così. Non mi piace parlare molto, già nel mondo se ne fanno abbastanza di chiacchiere!”. Poche possibilità di vederli insieme quindi. Eppure Benton, davanti a quella fermata del pullman, ci lascia con la speranza che queste due solitudini possano davvero incontrarsi.

 

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