Regia di Peter Howitt vedi scheda film
Gary Winston (Tim Robbins), boss dell’informatica, finisce nei guai come il collega Bill Gates: il suo impero sta diventando un monopolio. Nonostante i processi, però, il nostro uomo continua a lavorare a Synapse, un nuovo sistema di comunicazione globale, aiutato da giovani geni del computer. Alcuni di questi muoiono in circostanze misteriose e il più bravo, Milo (Ryan Phillippe), comincia a capire. C’è del marcio in Rete. Interessante sceneggiatura di Howard Franklin, autore del notevole “Occhio indiscreto” con Joe Pesci. Non sono tanto i colpi di scena (assai convenzionali) a stupire quanto il tema trattato (ma l’hackeraggio da idealisti duri e puri è contraddetto dalle pubblicità occulte disseminate qua e là nella pellicola). Tim Robbins ci mette del suo: non è possibile pensare che scelga i suoi ruoli a casaccio. Dopo il politico populista (“Bob Roberts”) e il terrorista di destra (“Arlington Road”), l’attore veste i panni dell’imprenditore liberista, poi monopolista, poi criminale. Un ritratto (ahinoi) verosimile. Banalotta la regia, del resto Peter Howitt, noto per “Sliding Doors”, si mantiene entro i limiti di una rassicurante medietà espressiva.
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