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The Holdovers - Lezioni di vita

Regia di Alexander Payne vedi scheda film

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La recensione su The Holdovers - Lezioni di vita

di Andreotti_Ciro
8 stelle

Il Natale del 1970 non sarà ricordato come uno dei più incredibili del XX secolo, ma di certo tornerà alla memoria di chi lo ha trascorso in compagnia del professor Paul Hunham, come una di quelle circostanze capace di formarne il carattere. Almeno crediamo che il giovane Angus Tully si ricorderà di questa esperienza in bilico fra Breakfast Club (id.,1985) nel quale John Huges narrava un sabato di cinque studenti indisciplinati costretti a trascorrere assieme una giornata di punizione e L'attimo fuggente (Dead Poets Society.,1989) in cui le vicende si svolgono fra le mura della Welton Academy la cui qualità didattica e gli ambienti sembrano la copia di quelli della Barton. Parliamo in entrambi i casi di college maschili necessari a formare le nuove generazioni di leader degli States ed entrambi dotate di un corpo docente inflessibile. Ma se fra le aule della Welton si aggirava l'anticonformista professor John Keating, fra quelle ingessate della Barton è il Professor Hunham che si permette di fare la voce grossa. Odiato da tutto il corpo insegnanti e allievi, deriso per l'aspetto fisico e temuto da tutti per la sua grande intransigenza.


Paul Giamatti, nei panni di Paul Hunham, offre una prova in bilico fra la didattica e la sensibilità dell'uomo maturo capace di fare, nel breve volgere di qualche giorno, da guida per il ribelle ma dotato Angus, il ventunenne Dominic Sessa, esordiente incredibilmente convincente e scelto quasi per caso al termine di centinaia di provini. Ai due si aggiunge l'attrice e cantante Da’Vine Joy Randolph, inserviente della Barton, segnata da un lutto capace di annientare chiunque, ma anche in grado di far avvicinare due poli all'apparenza respingenti come il giovane allievo e il burbero professore.


Payne riporta il proprio cinema pieno di minimalismo e vita quotidiana, al centro della prossima notte degli Oscar, con la possibilità concreta di aggiungere nuovi titoli alle due statuette vinte per la sceneggiatura non originale sia nel 2005, con Sideways - In viaggio con Jack (Sideways; 2004), del quale fra i protagonisti appariva Giamatti, sia nel 2012 con Paradiso Amaro (The Descendants; 2011). Lo fa ancora una volta con uno stile fatto di storie comuni e grazie a un una solida sceneggiatura, scritta da David Hemingson, che funziona come un orologio in perenne bilico fra la reclusione dei protagonisti e un viaggio on the road che li porterà a completare la scoperta reciproca, creando una narrazione che oltre che debitrice degli anni '80 lo è ancor di più nei confronti del cinema dei '70, ricostruiti in maniera perfetta sia da un punto di vista di ambientazione, sia in termini di riprese, nonostante la pellicola sia stata girata in digitale.
E a film concluso ci sentiamo di consigliare il recupero e la riscoperta delle precedenti pellicole di un regista che come pochi altri sa descrivere quel mondo a parte che definiamo America.

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