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Oppenheimer

Regia di Christopher Nolan vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Oppenheimer

di laulilla
8 stelle

Vista infine, la settimana scorsa, la seconda di proiezione – in una sala discretamente affollata nonostante il prezzo pieno – l’ultima opera di Nolan. Il film è tratto da American Prometheus (Knopf, 2005). Premio Pulitzer, scritto da Kai Bird (giornalista e storico) e da Martin J. Sherwin, (scienziato e docente a Princeton).

Questo libro fu pubblicato in Italia, da Garzanti, nel 2007, con il titolo Oppenheimer. Trionfo e caduta dell’inventore della bomba atomica ed è stato ripubblicato quest’anno in edizione economica di 900 pagine, quasi contemporaneamente all’uscita del film.

Sul film è difficile dire qualche cosa di originale, dopo il molto che è già stato detto da illustri critici e da qualificatissime firme, anche su questo sito, che ringrazio di cuore per l’interesse che hanno suscitato in me.

Mi limiterò, pertanto, a esprimere la mia non fondamentale opinione dopo la visione che mi ha indotta a ripensare – forse a rivalutare – un regista che ritenevo abilissimo, ma incapace di emozionarmi.

 

In quest’ultimo suo film Nolan ha affrontato, con lucida intelligenza – oltre alla vicenda storica della nascita della bomba atomica (che costituisce la parte centrale del film) – i gravissimi problemi etici e politici correlati agli studi e alle scoperte scientifiche sulla fissione nucleare; all’impatto che il suo uso militare e politico ebbe sulla vita di centinaia di migliaia di innocenti, le vittime di Hiroshima e Nagasaki, e che successivamente avrebbe condizionato la nostra vita di esseri umani, le paure collettive, nonché il mondo dell’immaginario artistico, cinematografico e letterario.

 

La vicenda biografica di J.Robert Oppenheimer (Cilian Murphy), è ricostruita dagli anni delle sue meditazioni su Einstein,  quando “Oppi” era un prodigioso giovanissimo studioso, un po’ ingenuo e un po’ folle, che, moderno Prometeo (il titano che aveva rubato il fuoco per darlo agli uomini), aveva sollevato il velo misterioso che da millenni avvolgeva la materia, impadronendosi del “fuoco atomico” per metterlo successivamente nelle mani dei politici americani, fino ai più alti livelli. 
Questi lo usarono sia nella guerra contro il Giappone, contro uomini innocenti, sia dopo la seconda guerra mondiale, accusando di collusione con l’URSS il nostro tormentato scienziato – ” Adesso sono diventato Morte, il distruttore dei mondi “- sono le sue parole terribili, citate da un antico testo induista – processato negli anni del dopoguerra maccartistico.

 

Al centro del film è il progetto Manhattan, ovvero l’individuazione e l’utilizzo di un’area adatta a sperimentare la prima bomba a fissione nucleare della storia.
Nel New Mexico, a Los Alamos venne costruito il laboratorio e la città necessaria a garantire la vita degli scienziati, dei tecnici (e delle loro famiglie) impegnati nel progetto, che venne realizzato a partire dal 1939, nel tentativo di colmare in extremis il gap che sul piano tecnologico si era determinato fra gli Stati Uniti e la Germania nazista, che stava occupando l’Europa militarmente, con una politica aggressiva e spietata che presto avrebbe coinvolto la Gran Bretagna, mettendone a rischio le città e la sua secolare tradizione giuridica e politica.


Il film assume, proprio durante la fase della sperimentazione, il “test Trinity”, una notevole complessità: forse la parte migliore del film.

Invisibile in un primo momento, ma a lungo preparata scommettendo sul miglioramento delle condizioni meteorologiche, viviamo l'esplosione attraverso i volti e la febbrile attesa delle persone che assistono: ne cogliamo l’emotività, dopo il bagliore e l’assordante boato, nonostante le schermature improvvisate che riparano quegli occhi che non dovrebbero guardare ma non ci riescono.

Solo dopo aver visto l'esplosione inverata nei loro volti, vediamo il fuoco alto, e – apparentemente – inarrestabile.


Non vedremo mai, neppure la tragedia di Hiroshima e Nagasaki, evocate nei nostri cuori grazie alle opere indimenticabili che hanno accompagnato la nostra vita…Hiroshima, mon amour!


“In questo senso è emblematica la scena in cui Oppenheimer annuncia
alle persone che vivono a Los Alamos dell’attacco alle due città dei
Giappone. Mentre parla al pubblico, in sottofondo cominciamo ad
avvertire i rumori sinistri dell’esplosione, il crepitio delle fiamme.
Poi […] arriva il bagliore accecante creato dal fuoco e le
ustioni cominciano ad apparire sulla pelle dei presenti. È una
visione da incubo in cui le conseguenze della bomba passano per la
mente dello scienziato e arrivano ai nostri occhi”. (dalla recensione di Maurizio Ermisino su movieplayer.it

 

 

Il film, non privo di ridondanze, è stato ben diretto – con momenti di eccellenza – nonché ottimamente interpretato da Emily Blunt nella parte di Kitty, la moglie di Oppi; da Matt Damon nella parte del generale Leslie Groves, responsabile militare del Progetto Manhattan; da Robert Downey Jr. nella parte alquanto odiosa di Lewis Strauss, membro della Commissione per l’energia atomica degli Stati Uniti e principale avversario di Oppenheimer;  da Florence Pugh, ovvero la psichiatra Jean Tatlock – amante per alcuni anni di Oppenheimer.

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