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Dieci italiani per un tedesco

Regia di Filippo Walter Ratti vedi scheda film

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La recensione su Dieci italiani per un tedesco

di mm40
4 stelle

"Non abbiamo il diritto di uccidere questi uomini". "Non ne abbiamo il diritto, ma ne abbiamo il potere". In questo scambio di battute, verso il finale, fra gerarchi nazisti è riassunto (quasi) tutto ciò che di positivo sta nell'opera, ovverosia la spinta civile e morale, di ricostruzione storica e di insegnamento, che fa sì che questa pellicola a dire il vero formalmente modesta possa ritenersi comunque interessante. Il quasi fra parentesi sottintende che le buone notizie sul film non sono effettivamente finite qui: qualche parola va spesa anche a favore di un bel cast in cui primeggiano i nomi di Andrea Checchi, Gino Cervi (in un ruolo marginale, però), Sergio Fantoni, Ivo Garrani, Gloria Milland e Nino Pavese; giusta anche l'idea di girare in bianco e nero - fotografia di Aldo Greci - che conferisce un maggior valore cronachistico all'opera. Filippo (Walter, secondo nome che qui nei titoli però non compare) Ratti è stato a lungo assistente alla regia di Gennaro Righelli, per debuttare in solitaria quindi nell'immediato secondo dopoguerra; questo è il suo nono lavoro, il primo di stampo storico/drammatico dopo aver diretto soprattutto melodrammi e commedie. Nota critica necessaria: dopo un buon inizio ricco di ritmo e di informazioni, la narrazione si fa meno fluida nella lunga parte centrale, per riprendere infine vigore in quella conclusiva. 4,5/10.

Sulla trama

Durante l'occupazione tedesca, al termine della seconda guerra mondiale, un attentato partigiano che costò la vita a 32 soldati nazisti generò, per rappresaglia, l'esecuzione di 320 italiani. Ma per errore ne vennero ammazzati 335.

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