Regia di Lorenzo Bianchini vedi scheda film
Sono trascorsi dieci anni dall'ultimo film di Bianchini, "Oltre Il Guado", un horror parzialmente riuscito. Questo ritorno è un lavoro più meditato e bello, riuscito in pieno. Regista che non cerca il grande pubblico ma che invece prova ad arrivare a una sua piccola notorietà facendo del bel cinema. Strada stretta, si sa. "L'Angelo dei Muri" è una favola che via via si tinge di nero, ma mai troppo, tutta girata per sottrazione, in una grande casa di Trieste, dove un anziano (un bravissimo Pierre Richard) vive solo. Sfrattato, decide, con uno stratagemma, di continuare ad abitarla. I nuovi inquilini sono una madre e una bambina cieca, con la quale s'instaurerà un tenero rapporto fino allo svelamento del bel finale. Un racconto minimale ma perfettamente oliato, profondamente sentimentale senza essere sentimentalistico e retorico, che fugge benissimo alle trappole, evidenti, di una storia così particolare. Nell'insopportabile melassa dei film più o meno natalizi, buonisti e chi più ne ha, più ne metta, questo film è una bellissima eccezione, un mini vademecum su come trattare certi argomenti. "L'Angelo dei Muri" è una fiaba da 45 giri, di quelli che si mettevano nel giradischi, tanti anni fa. Bel cinema italiano, finalmente.
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