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L'angelo dei muri

Regia di Lorenzo Bianchini vedi scheda film

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La recensione su L'angelo dei muri

di Souther78
4 stelle

Accrocchio mal congegnato che vorrebbe stupire, ma finisce soltanto per deludere sfociando nell'inverosimiglianza spinta. Immagini e suggestioni buttate qua e là, che alla fine dovrebbero assumere un senso, grazie a un finale improvvisato. Tutte operazioni già viste e già fatte da altri, e meglio.

Inizia bene, questo racconto, confondendo lo spettatore sulla strada che intraprenderà. Purtroppo, però, è un fuoco di paglia, e le aspettative iniziali vengono ben presto disattese. Occorrerà, comunque, arrivare al finale per comprendere che di "trascendentale", non v'è nulla. Dino Buzzati, qui, è lontano anni luce. Pur senza voler anticipare nulla, basti dire che le suggestioni della parte centrale si risolvono poi in nulla, attribuendo quindi al film un significato assai differente da quello che ci si sarebbe figurati. Nonostante il capovolgimento, non mancano incongruità e incoerenze narrative. Evitabilissime, visto il risultato.

 

Colonna portante de L'angelo dei muri è un alone di mistero inquietante, che lascia ampio spazio a interpretazioni personali. Capiremo, poi, trattarsi di una riflessione assai introspettiva, che però sembra affidata a un finale improvviso (e improvvisato): il famigerato colpo di scena. Se il registro espositivo generale è dimesso e quasi sottotono, con lunghe pause, silenzi, tempi morti, per converso in chiusura questi canoni vengono capovolti, e così si supera il verosimile. Verrebbe da domandarsi se sia valsa la pena di sconvolgere a tal punto le premesse, ma la risposta sembra fatalmente negativa: a quale pro? Se c'è una morale, è ben difficile da cogliere. Il tutto, semmai, sembra far leva sul senso di commozione, di empatia, e, volendo, di sgomento: è quasi un colpo basso allo spettatore, per colpirlo (e) coinvolgerlo emotivamente. Ma in cosa? In una speculazione fuori traccia e inverosimile. No, decisamente un atteggiamento poco rispettoso e molto "furbo".

 

La regia si presta a valutazioni contrastanti: da un lato, misura, tempi e atmosfere creano suggestioni interessanti, ma, dall'altro lato, immagini decontestualizzate, un finale esasperato e l'eccessiva lentezza scardinano elementi portanti. 

 

Sicuramente degna di nota la recitazione del protagonista. Poco si può dire dei comprimari, relegati sullo sfondo. Buona ma non memorabile la fotografia.

 

La sensazione generale è quella di un'opera sopravvalutata, che sfrutta artifizi narrativi ed espedienti messi lì a bella posta, per sollevarsi dalla mediocrità. 

 

In definitiva, ci si annoia aspettando un colpo di scena che, però, quando arriva, lascia francamente perplessi. Meglio non intraprendere la visione, poichè lo stile di David Fincher qui difetta e il gioco non funziona, finendo per non lasciare nè stupore nè meraviglia, ma soltanto delusione.

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