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L'apostolo

Regia di Robert Duvall vedi scheda film

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La recensione su L'apostolo

di port cros
8 stelle

Euliss "Sonny" Dewey, predicatore cristiano appassionato e fanatico e uomo aggressivo ed esaltato, vede il suo mondo crollargli addosso quando la moglie lo lascia per un altro uomo e viene allontanato dalla sua comunità di fedeli. Accecato dall'ira, aggredisce il nuovo compagno della moglie con una mazza da baseball mandandolo in coma, e fugge dalla sua comunità per stabilirsi in incognito in un paese della Lousiana. Lì ottiene da un anziano pastore il permesso di rimettere a nuovo la sua vecchia chiesa abbandonata, e ricostruisce una nuova comunità religiosa chiamata "Senso Unico per il Paradiso", composta soprattutto da neri, dando nuova speranza ai fedeli e convertendo i miscredenti, finché la legge non verrà a bussare alla porta della sua chiesa.

 

 

Il film, scritto, diretto ed interpretato da Duvall, ruota intorno alla figura potente del suo protagonista, personaggio complesso e controverso che lascia lo spettatore interdetto, figura ambigua di un uomo da una parte animato da sincera spiritualità, ma che dall'altra cade facilmente preda della superbia e dell'ira violenta. Animato da un'energia insopprimibile che gli deriva dalla ferma convinzione di star portando avanti una missione affidatagli da Dio, una vitalità che è alla base sia del suo impegno per il bene della comunità e della sua capacità di emozionare i fedeli con le sue prediche sia dei suoi scatti di violenza brutale. Un uomo con mille limiti, ma la cui fede sembra comunque sincera. Una fede anch'essa ambigua perché, se da un lato trascende nel fanatismo (evidente fin dall'inizio in cui va a molestare con le sue prediche una coppia di moribondi che non si sa se sopravviveranno ad un incidente d'auto), dall'altro sembra effettivamente in grado di infondere speranza a tante persone che credono sinceramente in lui.  

 

 

L'Apostolo non racconta la storia di uno di quei tanti predicatori ipocriti che in pubblico lanciano anatemi sulla morale altrui, ma i cui comporetamenti privati sono tutt'altro che irreprensibili perché la loro fede non è sincera ma solo un modo per ottende soldi e potere: il film scava più in profondità e ci consegna un personaggio così complesso da non permettere un giudizio definitivo, una figura che ci risulta difficile odiare, nonostante i suoi aspetti deteriori. Anche le persone che si affidano a lui non possono essere sbrigativamente liquidate come ingenui creduloni che si fanno abbindolare da un ciarlatano, c'è in loro una ricerca sincera di una comunità e di una guida spirituale. Il film è anche un ritratto affascinante di uno spaccato della società rurale del Sud degli Stati Uniti, pervasa di quella religiosità così profonda e spesso fondamentalista, che non esiste altrove nel mondo occidentale, e che per uno spettatore europeo risulta un mondo alieno e difficilmente comprensibile.

 

 

Per una persona non religiosa come me, un film che poteva risultare seccante e disturbante, e che invece ho trovato inaspettatamnente affascinante, grazie alla magistrale interpretazione di Duvall, alla sua solida regia e alla scrittura mai banale.

 

 

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