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A Classic Horror Story

Regia di Roberto De Feo, Paolo Strippoli vedi scheda film

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La recensione su A Classic Horror Story

di diomede917
7 stelle

CIAK MI GIRANO LE CRITICHE DI DIOMEDE917: A CLASSIC HORROR STORY

 

Quanto è azzeccato e quanto è bello il titolo scelto da Roberto De Feo e Paolo Strippoli per il loro bellissimo film omaggio a tutte quelle storie horror che il cinema ci ha regalato e ci ha formato dando a tutti i drogati della settima arte la nostra dose quotidiana.

Uso questa metafora così forte perche A Classic Horror Story è un film molto nerd, in cui il pubblico nerd si rivedrà tantissimo ma al tempo stesso lo fa con un tocco fortemente autorale. Quello che vediamo è una grande regia di cinema giustamente premiata al Festival di Taormina.

Roberto De Feo è alla sua opera seconda dopo il convincente esordio (soprattutto per la critica) di The Nest mentre Paolo Strippoli viene dai corti, la loro regia ricorda proprio l’incontro tra appassionati del genere che si sfidano a colpi di citazioni per colpire con la loro conoscenza.

E fin dall’inizio A Classic Horror Story ti prende con il contrasto tra cinema americano e tradizione italiana, con un omicidio/tortura che ricorda il Leatherface di Non Aprite quella porta ma con un uso del Cielo in una Stanza di Gino Paoli che ne esaspera tutta l’atmosfera.

Poi il film parte proprio come un Non aprire quella porta qualsiasi. 5 sconosciuti intraprendono un viaggio verso la Calabria tramite il Car Pooling . Non si conoscono ma entrambi hanno i loro segreti nascosti dentro la loro coscienza.

Nella notte, per evitare il cadavere di un animale, finiscono fuori strada e al risveglio si ritrovano in un bosco con il camper parcheggiato di fronte ad un’inquietante casa. E’ l’inizio dell’incubo. E’ l’inizio di tutti i classici horror che ricordano La Casa, Quella casa nel bosco, The Blair Witch Project. E la domanda che si farà lo spettatore è “Chi sarà il primo a morire?” e “Con quale immortale della canzone italiana morirà la prossima vittima?”. (Vi posso garantire che l’uso del grande classico dell’infanzia “La Casa” di Sergio Endrigo non lo dimenticherete facilmente)

Il vero colpo ad effetto dei registi proprio in quel preciso momento narrativo è stato quello di trasformare A Classic Horror Story in un film fortemente bucolico e folkloristico che attinge dalle nostre leggende italiane ma le trasforma in una sorta di Midsommer meridionale.

I 3 Cavalieri Osso, Mastrosso e Calcagnosso che secondo credenza popolare, per vendicare lo stupro della sorella ad opera del Re, fondarono una società parallela con le proprie regole morali basata sul sangue e sulla violenza e che si estese su tutto il Sud col nome di Mafia, ‘Ndrangheta e Camorra diventano la maschera di una popolazione contadina che sacrifica turisti in loro onore.

Ma De Feo e Strippoli vanno oltre, fanno il salto di qualità.

Senza Spoilerare il film altrimenti meriterei di morire come i protagonisti della storia, posso dire che dietro le numerose citazioni A Classic Horror Story nasconde un duro attacco contro il cinema e la pornografia del dolore propinata dalle Tv, Media e Social. Una Critica che coinvolge tutti: gli addetti ai lavori, lo spettatore e lo sfigato cinefilo che fa il saputello e invece non sa un cazzo.

Se proprio devo trovare il pelo nell’uovo sicuramente sono due le cose che spiazzano e possono risultare un po' stonate rispetto allo sviluppo narrativo: l’uso del dialetto calabrese che crea un involontario effetto comico che stempera un po' troppo la tensione del film e soprattutto questo film doveva ESSERE VISTO AL CINEMA!!!!!! E poi trasmesso su Netflix che lo produce.

Sono comunque due peccati veniali che non pregiudicano la bellezza di questa opera molto interessante e stai a vedere che abbiamo in casa due registi “De Paura” d’autore.

Voto 7,5

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