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Settembre

Regia di Giulia Steigerwalt vedi scheda film

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La recensione su Settembre

di Mulligan71
6 stelle

Incuriosito dai premi ricevuti ai David di quest'anno (miglior regista esordiente e migliore attrice protagonista) e ai vari premi vinti in festival più o meno minori, mi sono avvicinato a quest'opera prima di Giulia Steigerwalt con una buona dose di curiosità. La Steigerwalt riprende una storia del suo corto omonimo del 2019 e ne inserisce altre, per creare un film corale, con i personaggi che a volte intrecciano le loro vite. "Settembre" è il mese "dei ripensamenti", per dirla con Guccini, e così le vite semplici e a tratti banali dei vari personaggi, giungono quasi contemporaneamente a un punto di svolta: adolescenti alle prime esperienze sessuali, matrimoni che finiscono in maniera imprevista, solitudini senili (un sempre bravo Bentivoglio) che riscattano vite e, insomma, un campionario di esistenze leggere, quasi impalpabili, che si muovono con il solito, lasciatemelo dire, sottofondo di Roma, che pare che film di questo tipo o li fai a Roma o li fai a Roma. Anche il dialetto è quello e pur non essendo i Cesaroni, e ci mancherebbe altro, alla fin fine la cosa ha pure un po' stancato. Possibile che non ci sia modo di far respirare un film da qualche altra parte? Vabbé. Restando nei limiti della pellicola, se bisogna dire che è gentile, onesta, mai volgare e, a volte, pure sincera, bisogna però aggiungere che tutto questo entusiasmo di coppe e coppette, non è così spiegabile. Non conosco altre opere prime italiane recenti, ma se questo è il meglio, boh, aspettiamo tempi migliori. Ripeto, nulla che disturbi o che faccia venire voglia di smettere la visione, ma è proprio questa mancanza di grinta, di coraggio, spacciata per poesia (NO), a spingere il film in un limbo fra mediocrità e leggerezza, che alla fine lascia un sapore di poco, in bocca. Niente di male, eh, gli attori sono bravini, chi più chi meno, e vedremo se la Steigerwalt riuscirà a uscire da questo tipico recinto da tipico film italiano "de Roma", con metastasi televisive. La vedo dura. 

 

 

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