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Danko

Regia di Walter Hill vedi scheda film

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Dom Cobb

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La recensione su Danko

di Dom Cobb
7 stelle

Swarzy: "Danko"

Pruitt Taylor Vince: "Nato stanco!"

Una delle peculiarita' del cinema muscolare di Walter Hill si basa, spesso, sull'incontro/scontro tra forti personalita', tra uomini apparentemente lontani come estrazione ed origini, ma accumunati da una medesima visione del mondo, da un rispetto reciproco. Hill spesso ha dato vita a 'coppie' memorabili sullo schermo: Ryan O'Neil/Bruce Dern poli opposti in 'Driver', Nick Nolte/Powers Boothe 'nemici-amici' in 'Ricercati Ufficialmente Morti'; di sicuro il primo esempio che viene in mente e' quello di Nick Nolte (attore  feticcio di Hill) asieme ad Eddie Murphy nel celebre dittico '48 Ore/Ancora 48 Ore'. Gli anni '80, tra l'altro, sono stati il periodo di maggiore attivita' per il regista texano, il quale era arrivato a sfornare film a cadenza annuale; nel 1988 Hill porta sullo schermo 'Red Heat', nel quale Arnold Schwarzenegger interpreta l'austero Capitano Ivan Danko della Milizia di Mosca, impegnato in una trasferta negli USA (piu' precisamente a Chicago) per catturare il criminale Viktor Rosta (Ed O'Ross) e, come nella miglior tradizione del cinema di Hill, costretto a collaborare con il Detective Ridzik (Jim Belushi), petulante e chiassoso yankee. Hill, partendo da un canovaccio di cinema di genere, sfrutta al massimo lo 'scontro culturale' tra due poliziotti opposti di carattere, ma anche tra due mondi (il blocco occidentale ed il blocco orientale) che, all'epoca, stavano vivendo ancora gli ultimi scampoli della Guerra Fredda. Hill, come sempre, si dimostra un regista bravissimo e pimpante giocando molto la carta dell'ironia attraverso i fulminanti scambi di battute tra i due protagonisti e l'uso degli stereotipi nel descrivere USA e URSS. Hill, supportato anche in questa pellicola dal suo montatore di fiducia Freeman Davies, presenta la Russia (anzi, l'Unione Sovietica) come un luogo serioso ed austero, facendo entrare in scena Schwarzy in una fumosa sauna popolata da altri manigoldi grossi e minacciosi quanto lui (dovrebbero essere, tra gli altri, operai di fonderia giorgiani), con la sequenza che si conclude con una sonora scazzottata in mezzo alla neve. Di contro, Belushi entra in scena piantato in mezzo al bronx di Chicago, mentre ammira 'i palloni aerofrenati' (cito testualmente) di una prostituta all'angolo della strada. O ancora il primo incontro tra i due poliziotti al terminal dell'aeroporto, con Arnold/Danko in divisa (subito bollato come un postino della Seconda Guerra Mondiale) e Belushi che lo squadra con aria scazzata mentre sgranocchia noccioline. Il 'cattivo' Rosta fugge di galera grazie ai suoi nuovi soci d'affari: le teste lustre, una banda di malviventi di colore, organizzati in una sorta di fratellanza e capeggiati dal boss cieco  Abdul Elijah, convertitosi all'islamismo, detenuto presso il carcere di San  Quentin, che pretende di spiegare la sua attivita' criminale a Danko attraverso delle risibili ragioni 'marxiste'. Hill caratterizza le teste lustre come un gruppo di energumeni - tutti rasati a zero, tutti vestiti di scuro e tutti con lo stesso modello di pistola (una Beretta argentata) - che appaiono (sempre rigorosamente in gruppo) all'improvviso pronti ad uccidere senza pieta'. 'Un poliziotto di Chicago non abbandona mai la sua pistola!' - chiosa con aria da duro Belushi di fronte ad un plotone di teste lustre armate fino ai denti, cambiando (ovviamente) idea meno di due secondi dopo.

"Un poliziotto di Chicago non abbandona mai la sua pistola!"

Viktor Rosta e'interpretato da Ed O'Ross, un caratterista molto attivo negli anni 80 e 90 con un curriculum zeppo di ruoli - piu' o meno grandi - da villain; O'Ross caratterizza il suo personaggio come un individuo losco e sordido il quale, dietro ad una parlata ed a un modo di fare apparentemente pacati, nasconde (in maniera malcelata) una grettezza ed una ferocia veramente temibili. A farne le spese e', per esempio, la moglie italo-americana di Rosta. Kate Manzetti (Gina Gershon), sposata per pura convenienza e prontamente eliminata una volta divenuta 'inutile'; la Gershon mette in scena - come in altre occasioni - il ruolo di donna bella ma volgare (un ruolo tra tutti: la 'prima ballerina' da casino' in 'Showgirls' di Verhoeven). Altro peculiarita' che caratterizza Rosta e' la curiosa pistola portatile, montata su di un carrello, che il delinquente fa saltar fuori 'a tradimento' dal braccio. Sempre a proposito di armi, il film gioca nuovamente la carta dell'ironia con l'arma in dotazione a Danko: visto che la sua pistola d'ordinanza russa viene confiscata, Belushi presta al collega una Smith & Wesson calibro 44 e, per dimostrare la bonta' dell'arma, gli dice che la usa  persino l'Ispettore Callaghan. 'Chi e'?' - domanda incuriosito l'ufficiale russo. Hill non dimentica di essere un grande regista d'azione ed imbastisce almeno un paio di sequenze azzeccate: lo scontro a fuoco risolutivo tra Danko e le teste lustre, tra le  stanze ed i corridoi dell'albergo (con prostituta terrorizzata al seguito) ed il finale, con un inseguimento  per le vie di Chicago, dove Danko e Rosta si danno la caccia con i pullman e la sparatoria finale, con i due faccia a faccia, che rimanda ai duelli western. In effetti, la trama del film - fatte le dovute differenze del caso - sarebbe comodamente trasportabile all'interno di un western, genere che, da sempre, e' stato uno dei punti di riferimento per Hill. Schwarzenegger e Belushi, complice anche la regia di polso, sono molto in parte e mettono a disposizione dei personaggi le loro peculiarita' fisiche e recitative: Schwarzy da' vita ad un Ivan Danko serioso, direi quasi inamovibile nei panni di duro (e puro) difensore della legge; ma la sua serieta' si sposa bene con la divertita ironia di Jim Belushi, che usa la sua verve comica per caratterizzare il ruolo di poliziotto apparentemente sui generis, ma unito a Danko per la stessa propensione all'azione ('Un esperto in incasinamenti' - come lo definisce Peter Boyle, nel ruolo del CapitanoConnely). Nel cast c'e' anche Lawrence Fishburne (che all'epoca si faceva ancora chiamare con il diminutivo Larry) nei panni del Tenente - diretto superiore di Belushi - odioso e saccente,  Pruitt Taylor Vince nel ruolo dell'albergatore dalla battuta facile e Brion James - altro veterano dei set di Hill - nel ruolo/cameo dell'informatore interrogato "con metodi russi" da Danko.

A quali conclusioni giunge Hill con questo film? Che la politica allontana i popoli, ma che le persone possono assomigliarsi piu' di quanto sembri: 'Noi siamo poliziotti, non politici. Per questo andiamo d'accordo' - con queste parole Danko si congeda dal collega/amico Ridzik prima di prendere l'aereo e tornare alla 'Casa Russia'.
A proposito di 'disgelo' tra USA e URSS: poiche' il governo russo non concesse i permessi per girare sulla Piazza Rossa, la troupe del film (ridotta a non piu' di punti paio di persone), a quanto pare, giro' le scene con Schwarzenegger di nascosto.

Locandina italiana.

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