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I Cassamortari

Regia di Claudio Amendola vedi scheda film

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La recensione su I Cassamortari

di mm40
3 stelle

Alla morte di Giuseppe Pasti, potente impresario funebre romano, l'azienda è ereditata dai quattro figli: Giovanni, spietato affarista; Maria, seduttrice di vedovi; Marco, chiuso nel mutismo e vero artista della tanatoestetica; e Matteo, il più giovane, immerso nella comunicazione digitale. Una grande occasione di lavoro per i Pasti arriva con l'inatteso, tragico decesso di una famosa rockstar.


Una commedia 'nera' in un momento difficile come questo: siamo nel 2021 e tra pandemia di covid, crisi economica e sociale, l'uscita de I cassamortari sembra giungere nel frangente effettivamente meno adatto. E invece la leggerezza, chiave inequivocabile del film, rende il lavoro senz'altro opportuno e a suo modo fruibile nel segno della risata facile, ma sempre un po' inquieta; nulla di eccezionale, d'accordo, ma tutto sufficientemente elaborato in virtù di quell'eterno legame inscindibile tra amore (per la vita) e morte, e confezionato con discreta cura, nonostante le sbavature registiche di un Claudio Amendola alla sua terza prova dietro la macchina da presa. Amendola firma anche il soggetto, con Francesca Neri, e la sceneggiatura insieme a Kissy Dugan e Roberto Iannone, con la collaborazione di Luigi Di Capua e Alessandro Regaldo; di situazioni scontate e di dialoghi non troppo originali ce ne sono, è vero, ma nel complesso la pellicola centra il suo obiettivo e tanto basta. L'idea della comunicazione social delle onoranze funebri, al centro della trama, è chiaramente mutuata dal reale operato dell'azienda Taffo (influencer su Facebook), tanto è vero che il logo Taffo compare sui titoli di coda e il nome ricorre nel film, affibbiato al potente rivale dei protagonisti, i fratelli Pasti. Altro cognome non a caso, visto che lo slogan della ditta di famiglia è “Tutti devono morire, ma solo in pochi ci guadagnano”, cioè mangiano sui morti altrui. Umorismo macabro, ma mai eccessivo o sgraziato. Nel cast: Lucia Ocone, Massimo Ghini, Gianmarco Tognazzi, Massimo Dapporto, Antonello Fassari, Sonia Bergamasco, Giuliana Lojodice, Edoardo Leo, Alessandro Sperduti (anche nel coevo Tre pieni di Nanni Moretti: tutto un altro ruolo, qui) e, in una parte bizzarra (recita quasi sempre da morto), il cantautore Piero Pelù, che incide per il film l'inedito Sete di vita. 3,5/10.

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