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The Suicide Squad - Missione suicida

Regia di James Gunn vedi scheda film

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La recensione su The Suicide Squad - Missione suicida

di giurista81
7 stelle

Raro caso di sequel migliore del capostipite anche se non è tutto oro quello che luccica. James Gunn porta la follia scatenata dei suoi precedenti film, da cui arrivano il taglio horror (teste che scoppiano, volti scarnificati, uomini divorati e squartati con le mani) e Micheal Rooker in uno dei cammei più idioti e inutili della storia del cinema. Il film diverte, inutile nascondersi, ed è strutturato su un soggetto (dello stesso Gunn) nettamente superiore rispetto all'episodio di David Ayer. Gunn muove da par suo la macchina da presa (esilaranti i titoli di testa) e porta in dote un piglio visionario tipico dei B-Movie. Pazzesche le sequenze paroliniane (il riferimento va a Gianfranco Parolini e al suo Yeti) con l'uomo a pois (Polka-Dot Man) che vede ovunque sua madre, persino nei panni del mostro ciclopico che distrugge la città (scena folle sul filo del ridicolo). L'epilogo sembra un omaggio al Marshmallow di Ghostbusters, con rimandi ad Alien (modalità con la quale si sviluppano gli alieni) e soprattutto autocitazioni a Slither rappresentato da una sorta di extraterrestre che (alla maniera di Cell di Stephen King) sviluppa una coscienza collettiva utilizzando tutti i contaminati alla stregua di una proiezione di sé stesso (proprio come in Slither). Citazioni anche al Pifferaio di Hamelin (belli i flashback di Ratcatcher, la donna addomesticatrice di topi) riproposto in maniera invertita con i ratti che, per una volta, diventano i grandi protagonisti e salvatori della patria.

Piace meno, rispetto al primo episodio, nello sviluppo dei personaggi. Margot Robbie (la spettacolare psichiatra pazza Harley Quinn) non è ai livelli del primo capitolo (sia per look che per movenze), nonostante la sequenza in cui sembra innamorarsi di un dittatore (lodando la bestia che ha tra le gambe) e dei dialoghi alquanto tamarri e volgari. Esilarante quando, vedendo scendere la pioggia, con gran tatto commenta: “ehi, sono gli angeli che si fanno le seghe su di noi!

Carino lo King Shark (nella versione originale doppiato da Sylvester Stallone), una sorta di uomo squalo che va in giro a sbranare il prossimo, e la donnola presentata all'inizio quale guest star e che, puntualmente, affoga (o forse no) sotto gli occhi ghiacciati di coloro che dirigono le operazioni dai computer. Convincono meno gli altri, Peacemaker su tutti (il wrestler John Cena). Quello che si respira, tuttavia, è un clima farsesco che sembra voler dileggiare sia i film dei supereroi sia i kaijuega. James Gunn, come suo solito, non si prende sul serio, gioca e alla fine se la ride dei suoi spettatori e lancia pure qualche (a)strale alla politica internazionale americana. Molto bella la fotografia in notturna, tra nebbie e mitragliate. Animo da z-movie, girato con i soldi e stile. Tamarro a bestia, come si dice dalle mie parti, o, più semplicemente, coatto. Per parafrasare Quentin Tarantino: se vi servono eroi... mandate i bastardi!

 

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