La recensione su Inexorable

di alan smithee

5 stelle

Benoît Poelvoorde, Joséphine Darcy Hopkins

NOIR IN FESTIVAL 2021

Marcel Bellmer è uno scrittore che gode di una grande fama grazie alla reputazione che si è fatto con il successo del suo libro Inexorable, in grado di dargli la celebrità che la stabilità economica guadagnata sposando la figlia del suo ricco editore, fino a poco prima non era riuscita ad arrivare.

Poco tempo dopo essersi trasferito con moglie e figlioletta nella principesca magione del defunto padre della consorte, nei giorni immediatamente seguenti l'acquisto di un giovane cane presso un canile, ecco apparire dal nulla una giovane che, grazie proprio al ritrovamento dell'animale, in quei giorni smarrito per il più doloroso rammarico della bimba sua padrona, finisce per essere accolta in quel castello, prima come educatrice del cane, poi come compagna e governante della casa.

Ma cosa spinge quella ragazza tutta strana e dai comportamenti poco decifrabili, a guadagnarsi fiducia in quella famiglia benestante ed un po' ingenua?

Nei tempi e modi debitamente organizzati, verranno a galla i retroscena che legano la ragazza allo scrittore, da tempo in piena crisi creativa e debitore del suo successo letterario unico ed irraggiungibile, ad una specifica situazione che ha molte più cose in comune con la ragazza di quel che si possa a prima vista sospettare.

Il ritorno al thriller puro per il regista belga piuttosto noto ed apprezzato nel comparto horror, Fabrice Du Welz, si traduce in una sorta di nuova e non meno morbosa "attrazione fatale" che finisce per scavare nei più reconditi e malsani segreti entro cui si nasconde la chiave di un successo che, per evidenti motivi, non si rivela in questo preciso caso più replicabile, a maggior frustrazione di chi, grazie proprio ad essa, ha potuto godere dei privilegi della fama e della realizzazione, senza peraltro meritarne i presupposti.

Du Welz, qui al suo sesto film, gira con mestiere collaudato, ma anche senza uno stile personale inequivocabile, districandosi tra intrighi familiari e verità mai svelate che costituiscono il punto di forza della nostra maliziosa intrusa, fautrice di un complotto realisticamente piuttosto poco credibile, ma raccontato con una scansione narrativa piuttosto godibile.

Tanto poi, alla fine dei conti, la colpa è sempre dell'innocente che non può o non sa esprimersi… ovvero, in questo caso, il povero bel cane bianco pacifico e mansueto addosso al quale si riversano responsabilità completamente infondate e fuorvianti.

In mezzo al valido cast primeggia, come è inevitabile, il solito nervoso ed istrionico Benoit Poelvoorde, una delle star di prima grandezza del cinema belga e francofono contemporaneo.

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