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Cronache di poveri amanti

Regia di Carlo Lizzani vedi scheda film

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La recensione su Cronache di poveri amanti

di Decks
7 stelle

Via del Corno, Firenze, 1925. Una piccola via popolata da fiorentini, più o meno convinti, dall'ideologia fascista appena scaturita in Italia. Sarà in questo microcosmo che si vedranno alternarsi vicende più o meno drammatiche, pettegolezzi e persino teneri amori.

Il terzo film di Lizzani è certamente un buon prodotto, ma è necessario distinguere le due basi che compongono questo lungometraggio. La parte romantica e drammatica, e quella aspra critica al Fascismo. Ma dove una funziona, l'altra pecca per eccessivo dilungamento, con una sceneggiatura prolissa che fa perdere quelli che sarebbero i punti di forza della pellicola.

Ed è proprio quella critica che funziona nella prima metà del film, dove tra battute dialettali ed esistenze spensierate si nasconde una realtà ben più tenebrosa, che lentamente passeggia di notte in quella piccola via, suscitando paure e inquietudine verso i poveri cittadini, i quali l'unica cosa che vorrebbero è professare il loro mestiere in libertà senza alcuna angheria. Ed è proprio nella "nera" notte, che i mostri incamiciati operano portando scompiglio e morte, non venendo neppure puniti per il loro ardire. Vi è ansia nel pubblico vedendo quelle scorribande e tutto culminerà nella meravigliosa scena della fuga di Maciste sul suo tanto amato sidecar, piena di pathos e di tensione, che riesce a tenere sulle spine e disperare persino il più rudimentale spettatore.

Purtroppo nella seconda metà il film sceglie di procedere sulla scia del melodramma, che causa un grosso calo di ritmo, rendendo più tediosa la visione, e quasi abbandonando quel microcosmo che tanto attraeva per la sua semplicità e il suo chinare il capo di fronte alla minaccia del governo, ma che con piccoli gesti cerca di aiutare chiunque contro questa minaccia (come mettere una bicicletta che ostacoli il passaggio di un funzionario di polizia). Tutto termina in modo eccessivamente sbrigativo. In particolar modo, è ben poco sottolineata la drammaticità degli eventi che porteranno i due protagonisti maschili di fronte alla giustizia.

Una regia pulita, che segue con maestria e invisibilità le vicende degli abitanti della piccola viuzza, con un montaggio che nella parte iniziale è ineccepibile, nel suo spostarsi di casa in casa grazie a semplici stacchi, e delle scenografie ben concepite, che grazie a pochi fotogrammi riesce a mostrarci le varie zone di Firenze, con dei punti di riferimento. Gli attori (in particolare i secondari) sono ottimi, eccezion fatta per Mastroianni che pare un po' acerbo e a poco agio nel ruolo a lui assegnatogli, causa forse i precedenti ruoli da commedia e prima volta in un ruolo più drammatico. Con una nota di merito ad Adolfo Consolini che nel personaggio del grosso, ma buono e coraggioso Maciste emoziona con la sua temerarietà e altruismo qualunque spettatore.

Film che purtroppo non riesce a riprendere gran parte dei messaggi dell'omonima opera letteraria, e che nella seconda parte perde molto del suo ritmo a scapito di una maggiore sdolcinatezza, eccessivamente protratta.

Nella prima parte è però ottimo e commovente al punto giusto.

Da ricordare l'ultima scena con quei pochi stacchi di ripresa in primo piano sulle facce dei cittadini fiorentini. Pura arte. Dove si riesce a mostrare, grazie alle espressioni contrariate, di come una rivalsa sia pazientemente attesa da quelle persone stanche di quei lunghi "fasci" di soprusi. 

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