La recensione su Acque profonde

di alan smithee

7 stelle

PRIME VIDEO

Dopo ben vent'anni torna a dirigere un film Adrian Lyne.

E dopo vent'anni l'amore è sempre infedele, l'attrazione sempre fatale, e la proposta non meno indecente.

Basta uno sguardo malinconico, ma anche di intesa e comprensione, da parte della bellissima Melinda, rivolto al marito mentre fa rientro a casa, per farci capire (ex post in realtà) che la missione è stata raggiunta e la forza dell'unione di coppia, apparentemente alla deriva, è ormai priva di ogni ostacolo.

Gli agiati coniugi Vic e Melinda formano una coppia apparentemente perfetta: belli, ricchi, ancora piuttosto giovani, con una figlia ancora bambina bellissima e gioviale, in una dimora da sogno con piscina e tanti amici da invitare ai party.

Cosa si può volere di più?

Si può desiderare avventure extraconiugli che rendano appagante una vita perfetta certo, ma senza emozioni.

Alla ricerca di tutto ciò si spinge la splendida Melinda (una travolgente Ana de Armas), che ha la lealtà di non negarlo al consorte (Ben Affleck, la cui apatia imbarazzata ormai marchio irrinunciabile di fabbrica che pare non nuocere alla sua carriera al top, e quel ghigno che dovrebbe tradursi in un sorriso, ben si prestano alle circostanze); che, per non perderla, tollera ed accetta suo malgrado le scappatine amorose che la donna si concede con baldi giovanotti, siano costoro studentelli arrapati, talentuosi maestri di musica, od impegnati ingegneri impegnati in progetti a tutela del verde e della natura.

Ma questo scellerato patto, che inizialmente pareva funzionare, sfugge di mano ad entrambi, e la reazione di Vic, dopo un più o meno casuale incidente mortale occorso in ditta ad uno dei giovani amanti di lei, spinge l'uomo a trovare soluzioni definitive anche nei riguardi degli altri. Senza tener conto che ci sono amici ficcanaso e pettegoli, e che da certe situazioni sembra impossibile riuscire a uscirne puliti.

Sono passati vent'anni e la carriera di un regista notissimo e mai passato in sordina in tutti gli anni '8 e '90 con i suoi film quasi sempre legati alla sessualità di coppia e alle perversioni a cui spinge la passione irrefrenabile, pareva essersi definitivamente fermata con quel discreto e pur sempre immancabilmente patinato Unfaithful-L'amore infedele del 2002, con Richard Gere e Diane Lane.

Ma ecco che vent'anni dopo Adrian Lyne, l'ottantunenne regista inglese di Flashdance, Nove settimane e mezzo, Attrazione fatale, Proposta Indecente, lo sfrontato ma coraggioso remake di Lolita, ma pure del cult poco considerato dal pubblico, ma titolo cult assoluto per cinefili come resta il tesissimo ed inquietante Allucinazione perversa, ritorna in regia grazie ad una produzione di Amazon Prime.

E torna tecnicamente in forma smagliante, in grado di imbastire un thriller scientemente patinato e chic tratto da un celebre romanzo di Patricia Highsmith già oggetto dell'omonima trasposizione da parte di Michel Deville nel 1981 con la gram coppia Trintignant/Huppert (da recuperare oggi a tutti i costi per un inevitabile, ardito ma sano confronto).

Una storia incentrata, come del resto appare caratterizzata per oltre ¾ la carriera di Lyne, nelle deviazioni di coppia che due coniugi che ancora si amano, ma vengono distratti dal mondo perverso ed ammiccante che li circonda, devono affrontare per non perdersi definitivamente.

C'è anche qui una “attrazione fatale”, come pure una “proposta indecente”, e ancor più un “amore infedele” che stravolgono una serenità di coppia che pareva inossidabile, e che invece si sfalda come neve sotto i raggi del sole.

Lyne ama circondarsi di luoghi di gran lusso, segue i suoi protagonisti cimentarsi con le passioni che in solitaria coltivano per distrarsi, e non a caso quella di Vic è rappresentata dall'allevamento di viscide lumache che ben si coordinano con l'atteggiamento apparentemente servile e decisamente poco etico di lasciare la propria consorte alla mercé di avventure che non gliela facciano perdere completamente. Fino poi a perdere il controllo della situazione, indotto dalle tragiche circostanze che la vicenda si porta dietro.

Un film irritante? Compiaciuto? Patinato ed estetizzante? Probabilmente si, ma non meno riuscito, soprattutto se lo si analizza nel contesto di una carriera che non è mai passata inosservata e neutra nei titoli famosissimi che caratterizzano il percorso cinematografico di Adrian Lyne, e che questo film ce lo ripresenta più giovane ed in forma che mai.

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