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Il segno del Coyote

Regia di Mario Caiano vedi scheda film

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La recensione su Il segno del Coyote

di mm40
2 stelle

Far west. In un paese ai confini tra California e Messico, un governatore arrogante e malvagio tiranneggia i suoi compaesani. Fortunatamente entra in azione il Coyote, eroe mascherato, sorta di Zorro locale.

Siamo nel 1963 ed è ancora presto per il cosiddetto spaghetti western: se un regista italiano gira una pellicola ambientata nel vecchio west è solo per tirar fuori l’ennesimo Zorro. Non che le dinamiche della storia siano tanto differenti, si intende: un grave torto da riparare, un eroe impavido che sorge dal nulla, una giustizia privata realizzata a ogni costo, et voilà. A dirla tutta, la sceneggiatura qui è di José Mallorquì e si tratta di una coproduzione tra Italia e Spagna, come dimostrano in maniera inequivocabile anche i nomi del cast: Maria Luz Galicia, Fernando Casanova, Paola Barbara, Fernando Sancho, Raf Baldassarre, Jesus Tordesillas, Mario Feliciani, Giulia Rubini, José Jaspe, Piero Lulli, Arturo Dominici – per citare i principali. La faccenda si complica non poco se si considera che in quello stesso anno Mario Caiano, regista d’altronde appassionato di western e autore in seguito di proto-spaghetti come Le pistole non discutono (1964) o Una bara per lo sceriffo (1965), girava anche un inequivocabile Il segno di Zorro, da tutt’altro soggetto e con tutt’altri interpreti. A ogni modo qui siamo in pieno cinema alimentare senza se e senza ma, le idee latitano fin dall’inizio e lo svolgimento della trama, invero non particolarmente carica di verve o di attrattive degne di nota, è decisamente piatto. Un’ora e mezza di intrattenimento per le piccole sale di paese, nel 1963; oggi, un documento, fra i tanti, del cinema popolare che fu. 2,5/10.

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