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Voyagers

Regia di Neil Burger vedi scheda film

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La recensione su Voyagers

di Furetto60
7 stelle

Sci-fi di buon livello. Riflessione sulla debolezza dell'animo umano.

In un futuro prossimo venturo, le risorse sulla terra che si sono esaurite e in più il riscaldamento globale, hanno reso la vita sul nostro pianeta impossibile, ragion per cui viene organizzata una spedizione, allo scopo di colonizzare un lontanissimo pianeta, che dalle osservazioni astronomiche, sembrerebbe avere condizioni simili a quelle terrestri e quindi abitabile. Il viaggio è una missione “multi-generazionale” che dovrebbe durare quasi novant’anni; gli occupanti scelti sono dei bambini ben addestrati, che dovranno generare grazie ad una fecondazione rigorosamente in laboratorio dei figli, che a loro volta faranno lo stesso dimodoché potranno, una volta raggiunto il corpo celeste, dare una chance di sopravvivenza al genere umano, altrimenti destinato all’estinzione. I ragazzi sono guidati da un unico adulto, scienziato e mentore, che li ha preparati ad affrontare questo singolare viaggio, La sostanza che tiene sopite le loro pulsioni, è un liquido blu regolarmente somministrato e spacciato per un concentrato di vitamine. Tuttavia gli adolescenti non sono individui comuni, ma selezionatissimi e quindi intelligenti e preparati e mangiano presto la foglia, intuendo che quello altro non è che un inibitore del sensi. Il rifiuto di berla provoca nel gruppo una veloce involuzione e un deterioramento dei rapporti, suscitando brame di potere e desiderio di dominio su gli altri; gli adolescenti a questo punto si dividono in due frange: da una parte i più ragionevoli e miti, dall’altra, gli istintivi e violenti, in breve questi ultimi diventano la maggioranza e sono sempre più minacciosi, soprattutto quando muore l’adulto, garante di questa pace. In breve la situazione degenera e qualcuno viene ucciso nella generale indifferenza. La degenerazione umana e sociale, ricorda molto la trama de Il signore delle mosche, opera che pur a distanza di più di sessant’anni dalla sua pubblicazione, è estremamente attuale, per la capacità di leggere e metaforizzare la natura umana; siamo sostanzialmente deboli e facilmente manipolabili, spesso facciamo cose riprovevoli , ma non ci sembrano tali se le fanno anche gli altri;  è facile individuare anche il senso politico, oltre a quello sociologico, della pellicola; esemplare l’episodio della supposta presenza aliena che dall’esterno si sarebbe introdotta per minacciare la comunità, una “fake” assolutamente inverosimile, ma che suscitando l’eterna paura dello “straniero” anche quando non c’è ,“sic et simpliciter” parlando  alla pancia della gente, insinua sottili angosce per pericoli inesistenti, generando una sorta di paranoia irrazionale che spinge ad abbandonare perfino le più elementari regole della civile convivenza, scatenando un cieco furore ,nel nome della sopravvivenza. Acuta riflessione sulla fragilità della democrazia, che si regge sul filo di un equilibrio molto delicato e precario, presuppone un certo grado di maturità civile per essere applicata con successo, altrimenti si rischia caos e l’anarchia o all’opposto, una deriva autoritaria. Il film parte da un’idea non originale, però poi si sviluppa in modo intrigante, il ritmo è sostenuto, la prova attoriale discreta, il finale così,così.

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