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A Frenchman

Regia di Andrey Smirnov vedi scheda film

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La recensione su A Frenchman

di alan smithee
8 stelle

32° TRIESTE FILM FESTIVAL - IL CINEMA DELL'EUROPA CENTRO-ORIENTALE ED. 2021 - Concorso lungometraggi
Nel 1957, uno studente parigino di nme Pierre Duran, figlio di una donna russa emigrata in Francia, decide di partecipare ad uno stage organizzato dalla sua università con quella statale di Mosca.
La sua perfetta padronanza della lingua, merito del costante insegnamento della madre, protesa a non fargli perdere l'origine russa, e la sua affabilità, lo introducono saldamente all'interno del movimento studentesco, visto anche con un certo sospetto dalle autorità russe, per il forte anelito di libertà e di occidentalismo verso cui pareva particolarmente attratta la gioventù in quegli anni di inizio clima da guerra fredda con l'Ovest del mondo.
Il ragazzo conosce in particolare due ragazza, una fotografa e una bella ballerina del Bolshoi, che lo introducono nel mondo culturale della Mosca più intransigente e insofferente. Ma il ragazzo non si dimentica anche del vero motivo per cui ha scelto la Russia come paese per il suo stage.

La sua intenzione è quella di poter ritrovare il padre, che dopo una relazione piuttosto intensa ma di breve durata con la madre, favorì la sua nascita.
Ci riuscirà in extremis, ritrovandolo in piuttosto critiche condizioni fisiche e morali, prima di venire pressoché allontanato a forza dal paese, impossibilitato a farsi raggiungere a Parigi dalla bella ballerina, non a caso estromessa dalla tourné che avrebbe permesso ai due giovani di rincontrarsi in un clima di piena libertà occidentale.
Dall'anziano regista ed attore Andrey Smirnov (come interprete lo ricordiamo nel validissimo Elena, di Andrej Zvyagintsev), The Frenchman si presenta come un efficacissimo affresco dei burrascosi e controversi anni di mezzo di una Unione Sovietica potente e repressiva contro le per lei funeste influenze del mondo occidentale, nemico giurato dell'assolutismo di quel regime.

Il film appare girato molto bene, forte di una elegante e suggestiva fotografia in bianco e nero che rende tutto più credibile e storicamente plausibile, nonché ideale per esaltare panorami e  scorci di una natura rattrappita da un freddo temibile ma anche ormai noto che finisce per esaltarne i contorni.
Molto bravo il protagonista chiamato ad interpretare il dinamico Pierre Duran, a cui presta volto e piacevoli fattezze il bravo e fino ad ora sconosciuto Antoine Rival, interprete di cui potremo sentir parlare in futuro.
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