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No Hard Feelings

Regia di Faraz Shariat vedi scheda film

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La recensione su No Hard Feelings

di alan smithee
5 stelle

LUCCA FILM FESTIVAL & EUROPA CINEMA
La vita del giovane Parvis, figlio di iraniani emigrati in Germania, scorre nella ordinarietà di poco scossa dagli appuntamenti che il ragazzo riesce a concludere tramite una app di incontri omosex, ed alcuni rave parties presso cui si imbuca. Finito ai lavori socialmente utili dopo aver compiuto un taccheggio ai danni di un negozio, il ragazzo viene inviato a rendersi utile presso un centro per rifugiati, ove si imbatte nel bel Amon e in sua sorella Banafshe, disorientati ben più del primo nell'adattarsi alle nuove regole sociali e civili del paese che li ospita.

Ma l'attrazione che Parvis nutre per il giovane, peraltro tutt'altro che indifferente alle sue attenzioni, farà sì che tra i tre si crei una sorta di intesa salvifica e rigenerante, che aiuti i due fratelli ad adattarsi al nuovo mondo, e al protagonista di riscoprire i tratti di una civiltà d'origine troppo superficialmente abbandonata a se stessa.
Il brivido di un'estate vissuta all'insegna del sentimento e di una passione probabilmente senza futuro, ma proprio per questo vissuta con l'intensità potente di chi è cosciente della preziosa opportunità che lo vede coinvolto. 

Film d'esordio del regista Faraz Shariat, vissuto a Colonia e figlio di immigrati israeliani esiliati, da sempre assai interessato ai problemi di integrazione degli immigrati e alle problematiche di accettazione della propria omosessualità, che favorisce ulteriori possibilità di episodi di intolleranza, No hard feeling colpisce soprattutto per l'ardore del sentimento forte, talvolta senza controllo, che anima e sconvolge il tenace protagonista Parvis, reso con aderenza e vitale spigliatezza dal bravo giovane attore Benny Radjaipour, ben coadiuvato dal suo aitante e riservato partner, reso per lo schermo dall'efficace attore Eidin Jalali.
Il film ha avuto la sua prima presentazione ufficiale alla berlinale 2020, ove l'opera si è aggiudicata il Teddu Award per il miglior lungometraggio a tema LGBTQ.
 
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