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Zona di guerra

Regia di Tim Roth vedi scheda film

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La recensione su Zona di guerra

di FilmTv Rivista
8 stelle

Il cielo è basso, scuro. Le onde minacciose si infrangono contro le rocce nere e l’unico colore definito, nella campagna uggiosa e spenta del Devon, è il bianco di una casa. In quella casa disordinata e vissuta, abita una famiglia arrivata da Londra: padre, madre, due figli e una neonata. In una delle prime scene l’auto di famiglia finisce fuori strada. È un’anticipazione narrativa di ferite più gravi e dolorose. Quella regione triste, quella casa buia e grigia, il vecchio bunker a picco sul mare, il pub vuoto del paese sono le postazioni, gli incerti confini della zona di guerra che dà il titolo al romanzo di Alexander Stuart e sul quale Tim Roth ha costruito il suo esordio da regista. Testimone dolente e incupito di questa guerra sorda e devastante, è il figlio Tom, un quindicenne brufoloso e non riconciliato, che scopre, filma, rivela e purifica nel sangue il segreto violento che lega il padre e la figlia Jessie. Incesto, infelicità e indifferenza sono gli umori e i temi che circolano in questa opera prima di un attore-regista che ha soprattutto rispetto per i suoi attori e che modella un film duro, capace di comunicare malessere e di lasciare il sospetto di un’asprezza calcolata.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 26 del 1999

Autore: Enrico Magrelli

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