Regia di Antonio Manetti, Marco Manetti vedi scheda film
A Clerville l’ispettore Ginko, capo della polizia locale, insegue da sempre Diabolik, ladro abile ad assumere le fattezze delle proprie vittime e che non si ferma davanti a nulla pur di portare a segno i propri colpi. Nel mentre la ricca ereditiera Eva Kant viene corteggiata dal viceministro di giustizia, George Caron.
Il primo cine comic di casa nostra, per tacere degli eroi neri con la ‘K’ portati sul grande schermo nei ‘60, fra cui lo stesso Diabolik, viene collocato dai fratelli Manetti nella ‘loro’ Bologna, già percorsa in lungo e in largo alle calcagna dell’ispettore Coliandro, assieme alle altre locations trovate a Milano e Trieste, per dar vita all’immaginario stato di Clerville perennemente immerso negli anni ’60 e frutto della fantasia delle sorelle Giussani. La pellicola che riporta sul grande schermo la figura del ladro poco gentiluomo e in calzamaglia, con viso e fattezze di Luca Marinelli, ma che nei due sequel già pronti in termini di sceneggiatura, cederà il costume a Giacomo Gianniotti, risulta essere alla fine una perfetta crasi di alcuni fra gli episodi storici delle casa editrice Astorina. Il film dei fratelli Manetti alla quale ha collaborato anche il fumettista Michelangelo La Neve, da poco scomparso, risulta essere curato in ogni minimo dettaglio per ricreare non solo una città in pieno boom economico, ma anche una perfetta rivisitazione del cinema del medesimo periodo, grazie alla colonna sonora curata da Pivio e Aldo De Scalzi, con scritte in sovraimpressione, e un Valerio Mastandrea capace di sovrastare Luca Marinelli e in grado di caratterizzare alla perfezione Ginko, al quale si aggiunge Miriam Leone calatasi nel ruolo di Lady Kant. A fine pellicola l’immersione nel mondo di Diabolik è appassionante e può piacere anche a chi non apprezza il mondo della nona arte accettando il fatto che la versione di celluloide sia frutto del trasformazione in carne e ossa del personaggio.
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