Regia di Riccardo Freda vedi scheda film
La vicenda storica è ridotta al prodotto delle invidie di pochi uomini, anziché essere inquadrata nelle dinamiche politiche del periodo storico. Il Conte Ugolino Della Gherardesca non fu l'eroe senza macchia che ci presenta Freda, ma, anzi, non fu certamente alieno da mire di potere all'interno della Repubblica pisana. La vicenda dantesca è, per di più, inficiata dalla solita, mediocre, vicenduola amorosa (la figlia di Ugolino ama il nipote, traditore, dell'arcivescovo Ruggieri degli Ubaldini) e, per di più, Carlo Ninchi appare abbastanza ridicolo con sulla fronte il riccioletto duecentesco. Che la materia sia stata trattata così è un peccato, perché figurativamente il film è pregevole, ispirandosi alle incisioni dantesche del Doré.
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