Regia di Francesco Rosi vedi scheda film
Francesco Rosi realizza un biopic molto sui generis nel quale sceglie di prendere in considerazione solo il periodo meno interessante della vita del personaggio di Lucky Luciano, zavorrando inoltre la narrazione con troppi sub-plots. Bravo comunque Volonté. VOTO: 5
Il "Lucky Luciano" firmato Francesco Rosi resta per me un mistero insondabile. Mi spiego: scorrendo brevemente vita e opere (criminose) di Salvatore Lucania, quello che salta immediatamente all'occhio è che la parte più interessante, avventurosa, unica e 'selvaggia' di tale esistenza è la prima, quella diciamo così americana nella quale un immigrato siculo di modestissime origini riesce, partendo da zero, a raggiungere nel giro di pochissimi anni la cuspide del mondo del crimine organizzato. Una sorta di American Dream versione gangsters, diciamo così. Scelta logica sarebbe quindi stata quella di portare in scena quel periodo. L'opera di Rosi invece, sceneggiata dallo stesso regista insieme a Tonino Guerra e Lino Iannuzzi, prende il via nell'immediato dopoguerra, al momento cioè della deportazione in Italia di Lucky Luciano, seguendone poi i movimenti fino alla prematura morte avvenuta, causa infarto, nel 1962. O detto in altre parole, segue le non-gesta di un uomo di mezz'età il cui massimo impegno è quello di tenersi ben stretto il potere mantenendo un profilo il più basso possibile. Se si è alla ricerca di spettacolarità non è insomma qui che si troverà soddisfazione. Zavorrano poi ulteriormente il film un eccesso di sub-plots, alcuni ben lunghi, che fanno perdere di linearità alla narrazione rendendo la biografia dell'eponimo protagonista molto meno sapida di quanto sarebbe stato lecito aspettarsi. A dare il volto a Luciano è il mitico Gian Maria Volonté, sempre straordinariamente bravo e misurato, e ben capace -quando gliene viene data opportunità- di rendere appieno l'immenso carisma del personaggio. Peccato che, come detto, la miriade di sub-plots e personaggi introdotti dagli autori limitino tali momenti.Rispondendo alle critiche (dell'epoca), il regista dichiarò che non era affatto sua intenzione realizzare un biopic, ma piuttosto uno studio più amplio sulla mafia, ma per quel che mi riguarda la delusione resta.
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