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Stéphane, una moglie infedele

Regia di Claude Chabrol vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Stéphane, una moglie infedele

di port cros
8 stelle

Un thriller della crisi matrimoniale, che colpisce nel segno non tanto per la trama quanto per la finezza della messinscena dell'autore francese, che col suo stile elegante e trattenuto cesella un'analisi impietosa della famiglia alto-borghese. Voto: 7, 5 su 10

Stéphane Audran, Michel Bouquet

Stéphane, una moglie infedele (1969): Stéphane Audran, Michel Bouquet

 

Charles (Michel Bouquet) forma con la bella moglie Stéphane (Stéphane Audran) ed il figlio di dieci anni Michel una famiglia apparentemente perfetta: abitano in una splendida villa fuori Parigi ed egli si reca ogni giorno in città al suo remunerativo lavoro in una compagnia assicurativa, tornando alla sera all'amorevole nido dove ritrova una moglie premurosa ed un figlio intelligente e precoce. Tutto sembra idilliaco in questo quadretto, ma Charles inizia a notare certe cose che non vanno, piccole bugie della moglie e sue assenze (nascoste) da casa, che gli insinuano il sospetto che la donna possa avere un amante. Per questo ingaggia un investigatore privato che gli conferma che i suoi timori non sono infondati e che Stéphane si reca a casa di un uomo a Neuilly circa tre volte alla settimana.

  

La prima parte del film è dedicata alla disamina dei dubbi e tormenti interiori del marito tradito, un tarlo che mette in crisi le sue certezze e che , quando viene confermato, avvia un processo di totale perdita di controllo (nella prima scena lui stesso dice alla madre “anche il minimo cambiamento potrebbe turbare il mio equilibrio”). Punto di svolta dell'intreccio è l'imbarazzante vista di Charles a casa dell'amante, dove il marito finge di essere d'accordo con la moglie a formare una sorta di “coppia aperta” per presentarsi dal rivale, non con l'intento di uccidere, ma piuttosto di scoprire quale legame parallelo potesse essere nato all'ombra del proprio matrimonio. Il disvelamento del ménage nel corso del colloquio tra i due uomini, ammantato di falsa cortesia, allarga le crepe nel fragile equilibrio psicologico del tradito, fino a che un riferimento incauto alla “dolcezza” di Stephane e un ingombrante accendino, ricordo di un loro anniversario, che Charles ritrova nella camera dell'amante a cui lei lo aveva regalato, fa scattare una molla occulta che scatena un raptus omicida. Ecco, ci rivela Chabrol, dove può arrivare un uomo pacato, borghese, rispettabile, quando sente minacciata l'esistenza che si è costruito, come la follia omicida possa ottenebrare in un fatale attimo la mente di un apparente cittadino modello. Passato in un lampo l'impeto di rabbia bestiale, riaffiora la razionalità dell'assicuratore per escogitare sul momento un piano, invero molto maldestro e destinato al fallimento, per nascondere il crimine e far sparire le sue tracce e il corpo della vittima.

 

Nel finale, messi alle strette dalle indagini della polizia che non ci mette molto a presentarsi alla loro porta, inaspettatamente si ravviva e si riconferma il patto di complicità tra moglie e marito. Quando Stéphane trova in una tasca della giacca di Charles la foto dell'amante scattata dall'investigatore privato, che dimostra che il marito conosceva la sua tresca, la traditrice decide di bruciare questo compromettente indizio, di mettere al primo posto la difesa della sua famiglia, sacrificando senza indugi qualsivoglia sentimento che potesse aver provato per il povero amante. Così alla fine i coniugi, entrambi colpevoli ed entrambi bugiardi, sembrano riconciliarsi e riformare la loro alleanza sponsale intorno a questo valore comune, che per difendere la famiglia dai loro stessi errori qualunque cosa è concessa, anche al di là e al di fuori della legge e della morale.

 

Michel Bouquet, Stéphane Audran

Stéphane, una moglie infedele (1969): Michel Bouquet, Stéphane Audran

 

La Femme infidèle di Claude Chabrol è un thriller della crisi matrimoniale, che colpisce nel segno non tanto per la trama , abbastanza ordinaria nello svolgimento da storia di corna a thriller, quanto per la finezza della messinscena dell'autore francese, che col suo stile pacato e asciutto cesella un'analisi impietosa della famiglia alto-borghese. Ispirata certamente alla visione dei capolavori di Alfred Hitchcock, la pellicola è testamento della fine eleganza dello stile di Chabrol, che costruisce la sua architettura cinematografica con la compostezza dei movimenti di macchina sapientemente quanto discretamente studiati, i piani sequenza impeccabili, con il contrappunto delle musiche di Pierre Jansen che punteggiano le scene ad aumentarne il senso di inquietudine. Tutto, persino le sequenze concitate dell'omicidio e quelle ansiogene dell'occultamento del cadavere, viene mostrato con una calma raggelata che risulta ancora più disturbante nel far emergere l'oscurità che si cela appena sotto la superficie apparentemente armoniosa di una perfetta famigliola.

Lacerante la scena finale con Charles che viene portato via dai poliziotti che lo arrestano e guarda da lontano la moglie ed il figlio che a loro volta lo guardano dal giardino, nell'ultima inquadratura in soggettiva che si allontana e li perde tra le foglie degli alberi: è la rottura forzata di quell'unità familiare che l'uomo aveva ferocemente tentato di preservare dalla minaccia del tradimento.

 

Voto: 7, 5 su 10

 

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