Regia di Alessandro Celli vedi scheda film
Docufiction sull’avvocato Giorgio Ambrosoli, commissario liquidatore della Banca Privata Italiana di Michele Sindona, che scoperchiò uno scandalo finanziario di ingenti dimensioni e dallo stesso Sindona venne fatto assassinare.
Il crack della Banca Privata Italiana, a metà degli anni Settanta, causò notevole rilevanza mediatica e Giorgio Ambrosoli, che assunse l’incarico di occuparsene come liquidatore, ben sapeva fin dall’inizio di andare a ficcarsi in una situazione quantomeno ardua. Ciò che non poteva immaginare è che, scoperchiando un vasto sistema di corruzione e malaffare condiviso tra finanza, politica, mafia e massoneria, pochi anni dopo sarebbe stato brutalmente assassinato dagli uomini di Michele Sindona, banchiere a capo della Banca Privata. Sulla fine crudele di un uomo dal senso civico esemplare, che andò incontro alla morte a testa alta, sono state già realizzate due pellicole: quella cinematografica di Michele Placido, Un eroe borghese (1995), ispirata a un libro di Corrado Stajano (che compare tra gli intervistati ne Il prezzo del coraggio) e la fiction per il piccolo schermo Qualunque cosa succeda (Alberto Negrin, 2014), che riprende l’omonimo libro di Umberto Ambrosoli, figlio dell’avvocato. Non sorprende perciò la scelta di mettere in scena sotto forma di docufiction questo Il prezzo del coraggio, che alterna riprese di finzione ricostruite per l’occasione, con Alessio Boni nei panni di Ambrosoli, a dichiarazioni tratte da materiale d’archivio o rilasciate appositamente per questo lavoro da parte di addetti ai lavori e protagonisti diretti o indiretti della vicenda. Meglio la seconda parte, e per distacco. Tra gli altri interpreti: Dajana Roncione, Fabrizio Ferracane, Claudio Castrogiovanni; regia di Alessandro Celli e sceneggiatura di Simona Ercolani, Ivan Russo, Laura Colella e Pietro Calderoni. 5/10.
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