Regia di María Ripoll vedi scheda film
Comme-dramma (parzialmente) on-the-road nel quale la regista spagnola Maria Ripoll si è dimostrata molto brava e sensibile nel mostrarci con humour e tocco leggero l'inferno dell'Alzheimer.
María Ripoll, regista spagnola classe 1964, ha un curriculum che, seppur non amplissimo nonostante i 25 anni di carriera alle spalle, abbraccia i più svariati generi cinematografici. Il suo ultimo lavoro, questo "Vivir dos veces", è una commedia (parzialmente) on-the-road che con tocco leggerissimo ci fa fare la conoscenza di Emilio e del suo personalissimo inferno chiamato Alzheimer. Un professore universitario in pensione, vedovo e scontroso che agli esseri umani preferisce la matematica in quanto più pura e lineare, un misantropo in pratica, che improvvisamente si rende conto di aver bisogno del prossimo per realizzare un sogno ben semplice. Una storia semplice, insomma, ma nient'affatto scontata, a partire dalla composita, bizzarra famiglia che gli autori gli hanno costruito attorno, ben interpretata peraltro dal terzetto Inma Cuesta, Nacho Lopez e -soprattutto- Mafalda Carbonell. Questo tipo di comme-dramma presenta quasi sempre, a mio modesto avviso, un'artificiosità impossibile da camuffare. Non è questo il caso di "Vivir dos veces", nel quale i passaggi tra i due registri praticamente opposti avvengono con estrema fluidità. Si aggiunga a questo la maestria con cui regista e sceneggiatrice (Maria Minguez) sono riuscite a tratteggiare i vari personaggi, e ne vien fuori uno di quei film che fanno bene agli occhi e all'anima. Consigliato.
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