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Baby gang

Regia di Stefano Calvagna vedi scheda film

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La recensione su Baby gang

di mm40
4 stelle

Un gruppo di ragazzi romani, appena maggiorenni, mette in piedi un sistema di prostituzione e di rapine ai danni di facoltosi clienti di baby squillo. Finché non vengono pestati i piedi alle persone sbagliate.

Stefano Calvagna ritorna con un film manifesto, dal titolo emblematico e che potrebbe essere la sua opera migliore realizzata fino a questo momento (2019); una pellicola che muove i passi dal cinema pasoliniano (dichiarandolo apertamente nella didascalia di apertura) per esplorare con occhio antropologico i territori dei vari Gomorra e affini visti in questi ultimi anni, trasportando l’azione nei quartieri periferici della Capitale. La trama – sceneggiatura dello stesso regista – non offre molta sostanza, va detto subito: la baby gang del titolo viene inquadrata nel corso della sua criminosa routine fino a quando prevedibilmente perde il controllo della situazione: non c’è altro, qui, e la morale è piuttosto facile; ma i lati positivi non mancano comunque nel film: la storia è lineare e il crescendo è costruito sapientemente; la durata è limitata a 80 minuti, perfetta così; alcuni (non tutti) degli interpreti scovati da Calvagna funzionano egregiamente, e di sicuro molti meriti vanno alla sua direzione degli attori. Azzeccato anche il finale intenso, con citazione appassionata di Califano (Tutto il resto è noia). Tra le cose che non vanno a buon fine, invece, vanno citati alcuni attori troppo acerbi – ma il casting è stato fatto in maniera neorealista, prendendo persone vere – e quantomeno una scena, quella apertamente comica – e perciò un minimo stonata – della starletta del Grande fratello. 4,5/10.

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