Regia di Aaron Sorkin vedi scheda film
Per la seconda volta su otto, tra le nomination agli Oscar 2021 come miglior film, uno dei personaggi in scena è Fred Hampton, leader delle “Black Panther” in quel degli anni roventi durante la contestazione americana ai tempi del Vietnam, o giù di lì. Co-protagonista in “Judas and the Black Messiah” (interpretato da Daniel Kaluuya), in questo “The Trial fo the Chicago 7” (è il turno di Kelvin Harrison Jr.) deve invece accomodarsi una fila dietro, anche se il suo ruolo non rimane certo secondario.
E vien da dire: “per fortuna!” visto che la prima fila è affollatissima di personaggi (i sette del titolo che poi sono otto, tre o quatto avvocati, un giudice...), ma viene anche la curiosità di capire come, nella medesima competizione, il tema delle contestazioni sessantottine negli USA compaia per ben due volte, addirittura con lo stesso personaggio. Mi risparmio la fatica (inutile e per me improba) di capirlo, ma passo subito a dire che entrambe i film mi sono piaciuti.
Di questo in particolare ho apprezzato la vena ironica (al limite del divertente) che rimane per tutto il corso degli eventi, e che non stona affatto con la vena drammatica. Ammesso che una vena drammatica possa davvero esserci, o non sia piuttosto che il cinema Made in USA (e gli USA in generale) non siano arrivati, a distanza di soli sessant’anni, a considerare e riproporre come davvero farseschi quegli accadimenti.
Un cameo notevole (e quindi una citazione a parte) quello di Michael Keaton nel ruolo di testimone chiave del processo, che si inserisce nel momento da considerare come “climax” del film e al quale Keaton dona un’efficacia notevole.
Un bel film che in un’annata in cui, a mio parere, non ci sono candidati all’Oscar che facciano gridare al capolavoro, potrebbe fare la sua bella figura.
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