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Commando

Regia di Mark L. Lester vedi scheda film

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La recensione su Commando

di genoano
7 stelle

Quando gli rapiscono la figlia, l'Ercole dell'America reaganiana Schwarzy torna sul sentiero di guerra e diventa un'arma di distruzione di massa. Azione e violenza talmente esagerate da risultare ridicole. Divertente, anche grazie a 3 o 4 battute veramente formidabili. Voto 6 e mezzo/7

Caposaldo del cinema action Anni Ottanta, eccessivo e parossistico, pieno di ingenuità, ma condotto in maniera divertente e divertita dal regista Mark Lester. La sceneggiatura è semplificata al massimo, ma propone dei dialoghi e dei momenti comici azzeccatissimi; d'altronde è stata elaborata da Steven de Souza che ha collaborato agli scripts di altri grandi successi come "48 ore" e "Trappola di cristallo". Arnold Schwarzenegger  perfeziona il personaggio che gli garantirà molti altri successi negli anni seguenti, la macchina da guerra che alterna spietati atti di brutalità a battute spassose che stemperano la tensione e invitano lo spettatore, con una strizzata d'occhio, a non prendere troppo sul serio la violenza mostrata. Rae Dawn Chong, nel ruolo della hostess Cindy, dimostra fascino e una notevole vena brillante; peccato che il cinema l'abbia un po' dimenticata dopo gli Anni Ottanta. Alyssa Milano, che interpreta la figlia di Matrix, anni dopo otterrà un notevole successo nel ruolo di una delle tre sorelle Halliwell nella serie tv "Streghe". L'ex berretto verde malvagio che cerca di non "essere mangiato a colazione" è Bill Duke, che tornerà a recitare con Schwarzy in "Predator". Buona parte della riuscita del film è da ascrivere alla bravura degli stunt-men, che fanno gli straordinari: interpretando i malcapitati nemici di Matrix si esibiscono in memorabili piroette post-deflagrazioni e in frenetiche mosse di break-dance ogni volta che, inesorabile, arriva la crivellata del mitraglione dell'eroe. "Commando" compie appieno la sua missione: intrattenere in modo avvincente e spettacolare; poco importa che sia rifinito più con le bombe a mano che col cesello.

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