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Prelude

Regia di Sabrina Sarabi vedi scheda film

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La recensione su Prelude

di supadany
4 stelle

Torino Film Festival 37 - Concorso Torino 37.
Conciliare ragione e sentimento è un'impresa titanica, tanto più qualora su entrambi i versanti si voli alto. Se gli impegni quotidiani spremono le energie richiedendo una concentrazione assidua e la passione è bruciante, talmente intensa da straripare.
Il livello di difficoltà raggiunge il picco quando il soggetto coinvolto non ha ancora acquisito la piena maturità, l'esperienza per capire come comportarsi per ottenere il massimo risultato senza innescare un deleterio logorio.
Per inseguire il sogno di ottenere una borsa di studio che gli consenta di frequentare la celeberrima Juilliard School, David (Louis Hoffmann), un giovane pianista molto promettente, è disposto ad affrontare qualunque sacrificio.
Così, segue le dure lezioni impartite dalla professoressa Matussek (Ursina Lardi) e cerca di migliorarsi in ogni modo, ma il suo equilibrio psicofisico viene minato nelle fondamenta da Marie Von Lilienthal (Liv Lisa Fries), una ragazza per cui perde completamente la testa.
Contestualmente all'inizio della loro frequentazione, le prestazioni di David al piano subiscono un crollo verticale.

 

Louis Hofmann

Prelude (2019): Louis Hofmann


Allestendo un percorso che parte in prossimità dalle stelle per poi sprofondare nelle stalle, Prelude trasforma il tradizionale racconto di formazione in uno di distruzione.
Un processo a tappe obbligate, che galoppa senza svenarsi, arrivando alle prime boe rapidamente, scaraventando i personaggi in scena, tra successi e battute di arresto, incontri che mandano in tilt le corazze difensive e cocenti delusioni, che costringono all'ingrato compito di ritarare le prospettive .
Al di là delle contingenze esposte, quella eretta intorno a David è una galassia priva di mordente, una congiunzione di puntini votati a creare un vortice di negatività, un capitombolo continuo, per un adolescente che, giunto nei pressi di un bivio pericoloso, non scova dentro se stesso la forza sufficiente per reagire, spinto dalla marea lontano da una riva sicura.
Un dispositivo che la regista Sabrina Sarabi non riesce a rivitalizzare, salvo alcune uscite estemporanee (come due sgambate in discoteca), degli sporadici fuochi di paglia, mentre le pulsioni e i moti interiori di David si consumano fino a raggiungere il punto di non ritorno.
Un finale raggiunto con il fiato già corto da tempo, ultimo approdo di una pellicola fatta di gabbie e tentate fughe, anemica anche nella veste estetica.
Affannoso.

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