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I figli del mare

Regia di Ayumu Watanabe vedi scheda film

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LucyBlues

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su I figli del mare

di LucyBlues
8 stelle

Un film d'animazione unico nel suo genere da vedere assolutamente. la complessità della trama e il tratto sottile dei disegni, lo rendono meno accattivante solo in apparenza. Immersivo e stimolante racconta una storia al confine della realtà , ma anche La Storia di tutti noi. Questa recensione cerca di riassumere ciò che ho compreso.

Children of the sea (in italiano: I figli del mare) è un lungometraggio d’animazione del 2019 diretto da Ayumu Watanabe, prodotto dallo studio 4° C e tratto dall’omonimo manga di Daisuke Igarashi.

Narra le vicende di Ruka, una ragazzina preadolescente che vive una situazione familiare complessa: il padre profondamente dedito al lavoro passa tutte le sue giornate nell’acquario dove fa ricerca; la madre, in passato abilissima ammaestratrice, si trova in uno stato depressivo e affoga i dispiaceri nell’alcool.
Isolata dagli amici e vittima della noia, durante le vacanze estive, Ruka decide di passare molto tempo nell’acquario dove lavora il padre. Presso l'acquario conosce due bambini molto speciali: Umi ( che significa mare) e Sora (che significa cielo). Si tratta di due fratelli, anche se molto diversi, nati e cresciuti nell'oceano, allevati dai dugonghi. gli scienziati dell'acquario stanno studiando i ragazzini per cercare di capire come si sono modificati per sopravvivere nell'oceano. Durante la permanenza di Umi e Sora all'acquario, nel mare si cominciano a verificare degli strani fenomeni caratterizzati da cospicue migrazioni, di qualsivoglia razza marina, attirate dal richiamo di una megattera, un richiamo particolare che non era mai stato udito. Inoltre, cadono dal cielo due meteoriti e si frantumano prima di giungere nell’acqua.
Umi e Sora sanno chiaramente qualcosa rispetto ai fenomeni marini e parlano di un rituale che sta per verificarsi.
Ruka costruisce un legame forte e profondo con i due fratelli venuti dall’oceano e trascorre con loro molto tempo, passando da attività semplici tipiche dei ragazzi, a mistici dialoghi incomprensibili, tutti riferiti al rituale che sta per accadere e al destino dei fratelli.  

La situazione si fa complessa quando i due fratelli cominciano a mutare e sembra stiano morendo. Sora, tramite un bacio, che è piuttosto un passaggio di nutrimenti, colloca in Ruka un sasso, che altro non è che il resto di uno dei meteoriti caduti dal cielo. Successivamente Sora scompare nel mare. Il giorno successivo, con il plenilunio, inizia il rituale: grazie alla pietra nello stomaco, Ruka riesce ad individuare il richiamo della megattera e lei e Umi la raggiungono in mezzo al mare.

Il rituale è pressocché incomprensibile per lo spettatore, caratterizzato da esoteriche immagini e passaggi dei protagonisti dal cielo al mare, come se fossero contemporaneamente finiti ed infiniti, sulla terra e nello spazio.
Sicuramente la megattera rappresenta una divinità della vita e della fertilità, rappresenta il mare stesso che come un utero accoglie le briciole delle stelle, che altro non sono che spermatozoi che portano la vita. Ruka, come la megattera rappresenta la femminilità che accoglie la vita e la sviluppa, infatti dentro di lei la pietra è l’elemento fecondo del cielo, dono di Sora.
Sora prima, Umi durante il rituale, scompaiono per sempre, dissolvendosi tra la realtà e l’immaginazione di Ruka.

La fuga della bambina riavvicina i suoi genitori, che trovano un punto di ri-contatto nel forsennato guardare fuori di loro per ritrovare la figlia. A rituale concluso Ruka viene portata in salvo dai suoi genitori con una barca. Inoltre, dopo i titoli di coda scopriamo che la mamma di Ruka ha partorito un bimbo e non sembra più malata.

Children of the sea è un cartone che va ammirato per i suoi disegni, colori, per le suggestioni che provoca, per la musica e l’atmosfera. Non è invece necessario cercare di capire razionalmente tutto ciò che accade nella trama, poiché quasi nulla viene chiaramente spiegato. Forse perché tocca temi così antichi ed universali che l’uomo non può comprenderli a pieno.
Certamente ci sono d’aiuto le parole di alcuni personaggi. Un oceanografo di nome Anglade, dopo il rituale, mentre osserva il cielo da un telescopio dice:
“il bene e il male. Solo grazie al loro equilibrio il mondo può esistere, come due punti di vista differenti sullo stesso argomento.  
Esattamente così sono le creature del mare e quelle della terra, o forse non c'è differenza alcuna  e tutte le creature viventi sono costituite dagli stessi elementi e questi provengono dallo spazio.
Tutto ciò che esiste è plasmato nella stessa creta.
 L’ universo è simile ad ogni singola persona.
Ma se tutto è parte di un'unica cosa, forse più che di somiglianza si può parlare di identità.. vale per il sole, il mare, gli uomini…” Il giovane Oceanografo aveva cercato di evitare che ricchi commercianti potessero usare Sora ed Umi per il proprio tornaconto economico. A tal proposito emerge un tema secondario nel film, che è appunto il rapporto dell’uomo con il mare e lo sfruttamento delle risorse.

Una vecchia marinaia, amica di Ruka, mentre la bambina manifesta con tenerezza la mancanza che prova per i suoi amici scomparsi, afferma: “i figli del mare appaiono furtivamente da qualche parte nel mondo per comunicare con noi senza far troppo rumore e per dirci da dove proveniamo, dove stiamo andando e per parlarci del significato della vita.”

Ed infine, con poche parole, nude ed essenziali, forse è proprio la stessa Ruka ad essere la chiave per comprendere il significato di questa pellicola. Alla fine del film, mentre passeggia e la vita scorre tranquilla, incontra una sua compagna di scuola e si sorridono, a quel punto Ruka pensa tra sé: “Anche là fuori c’era Sora, il cielo. E C’era Umi, il mare.” E guarda appunto il cielo azzurro che si staglia dietro la figura della compagna e il mare blu dietro di lei.
Oppure ancora, dopo la nascita del suo fratellino, Ruka si reca in riva al mare e ci saluta cantando una ninna nanna “se un pesce nato in mar impara a camminar, tu puoi volare e una stella catturar, l’hai catturata e nel mare è scivolata” e poi dice: “siamo tutti collegati l'uno con l'altro, dal punto più profondo che è dentro di noi, non ci si può scambiare la più importante delle promesse con delle semplici parole”.

Children of the sea parla di tutti noi : dei legami singoli tra persone, del legame dell’uomo con l’universo, della vita che è nata quando le stelle hanno lasciato qualche traccia del loro cammino nel mare primordiale della terra.

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