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Wine Country

Regia di Amy Poehler vedi scheda film

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La recensione su Wine Country

di marcopolo30
1 stelle

Commedia impressionantemente brutta licenziata dall'ex Saturday Night Live Amy Poehler. Assolutamente nulla la comicità e offensivamente didascalico il messaggio (rac)chiuso in un contenitore che vi sconsiglio di aprire.

Nell'appartamento messo a disposizione mia e della mia famiglia nell'estate appena conclusasi v'era, a mo' di bonus politicamente più corretto rispetto alla fantozziana poltrona in pelle umana, il pacchetto Netflix. Confesso di non esser mai stato un grande sostenitore di Netflix, anzi, e questi mesi di uso gratuito di tale servizio non hanno fatto altro che confermare che la mia diffidenza era ben fondata. Certo, dopo 3/4 anni nei quali ero stato lontano dalle sale, ho avuto modo di recuperare qualche titolo recente di mio interesse, e detto in tutta franchezza, il genere drammatico (e in misura minore il cinema di genere) è ben coperto. Offrono anche lì parecchie fetenzie, ma anche prodotti di qualità. Cito ad esempio, tra quelli che ho visto, l'ultimo eccellente lavoro di Noah Baumbach. Ma sul cinema leggero, sulla commedia insomma, son messi davvero da far pena. E quando hai lavorato tutto il giorno con cervello a pieno regime e la sera tardi ti stravacchi sul divano, una buona commedia è quello che si desidera. Ma, appunto: una BUONA commedia. Ecco, se cercate questo vi assicuro che Netflix è l'ultimo posto dove cercare. Sarebbe come cercare un panino con la porchetta a La Mecca o un bananeto a Capo Nord. Ne ho viste tante, giuro che ci ho provato, almeno finché sono stato esautorato da mia moglie, perdendo il diritto al telecomando. Qualità media infima. Adam Sandler -di cui Netflix sembra in pratica possedere l'opera omnia- è il riferimento, ed evito quindi ulteriori approfondimenti sul tema. E bene, persino all'interno di tale sciattissimo panorama, un paio di titoli sono incredibilmente riusciti a distinguersi in peggio. "Wine Country", opera prima da regista dell'ex membro del Saturday Night Live Amy Poehler, è uno di questi. Difficile comprendere anche solo minimamente quale fosse l'obiettivo dell'autrice. Far ridere? Spero di no, perché in 100 minuti di pellicola non si ride neanche una volta. Far riflettere (sulle donne che raggiunta una certa età si sentono spaesate, suppongo)? Forse, ma seppure quello fosse stato l'obiettivo, il tutto è portato avanti in maniera talmente scontata che meglio avrebbe fatto la Poehler a scrivere tale messaggio su, che so, la carta di un cioccolatino, un volantino... Insomma, 100 minuti del tempo dello spettatore non si possono buttar via così. A questo punto meglio un bel trash che sai a priori da dove parti e dove arrivi. E come se il prodotto non fosse già di suo ammuffito, la presenza di Tina Fey, seppure in un ruolo secondario, completa la napalmizzazione del tutto. E, a scanso di equivoci, sai mai si pensi: "è un film di donne, tu sei un uomo cosa vuoi capirne", il film avevo iniziato a vederlo insieme a mia moglie (che è donna, ecco, scendo così al medesimo livello di didascalismo del film) che dopo la prima mezz'ora di film ha però alzato bandiera bianca, optando saggiamente per un buon libro.

 

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