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Hammamet

Regia di Gianni Amelio vedi scheda film

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La recensione su Hammamet

di marcopolo30
5 stelle

Controversa pellicola di Gianni Amelio che realizza -a seconda di come la si osservi- un biopic troppo astratto per avere un qualche valore storico o un'opera di finzione troppo realista nella sua apparenza assolutoria per poter effettivamente passare per tale. VOTO: 4½

Andando così a memoria non ricordo quando fù l'ultima volta che la visione di un film mi lasciò tanto perplesso quanto quella di “Hammamet” di Gianni Amelio ieri sera. Per poter fare (nella mia testa, quanto meno) quel minimo di ordine necessario a poter buttar giù due righe sul film, mi vedo costretto a scindere in due l'oggetto: da un lato l'aspetto tecnico-artistico del film, dall'altro quello morale e politico. Incominciamo dal primo, decisamente più sbrigativo. Amelio è maestro di cinema autore in passato di film al cospetto dei quali bisogna solo togliersi il cappello, e anche questa volta la cura del prodotto è infatti di serie A zona Champions League. Sul fronte sceneggiatura, che il regista firma a quattro mani insieme a Alberto Taraglio, le cose sono decisamente meno brillanti, con uno script ingiustificatamente prolisso che si perde in arzigogoli inutili, alcuni grottescamente sopra le righe, annacquando quello che sarebbe potuto essere un racconto magari non straordinario ma almento solido. L'aspetto morale e politico dell'intera operazione è però quello che mi ha causato la miriade di punti interrogativi citati in apertura. Se infatti Amelio voleva realizzare un biopic su Bettino Craxi avrebbe in primis dovuto introdurre il personaggio a beneficio di tutti coloro che non lo consocono (gli under 40, ad esempio, per non far menzione di eventuali spettatori stranieri). Voglio dire, stiamo parlando di un tizio che è stato Presidente del consiglio, ok, ma già solo in Italia ne abbiamo avuti ben 61 di tali premier dall'unificazione ad oggi, quindi non parliamo esattamente di Gesù, Napoleone o Alessandro Magno. Avrebbe inoltre dovuto chiamare le cose (ma soprattutto le persone) con i propri nomi, risciacquando il film da possibili (probabili...) ambiguità. Se invece non era sua intenzione fare un biopic, ma semplicemente un film 'teorico' sull'autunno di un potente caduto in disgrazia, uno qualunque voglio dire, allora perché Favino sembra il sosia di Craxi? Allora perché date e eventi coincidono con quelli di Tangentopoli? Allora perché non intitolare il film “Djerba” o “Malindi”? Francamente se questo film portasse altra firma mi sentirei fortemente tentato dall'etichettarlo come 'sporca apologia craxiana', ma il mio cervello rifiuta l'idea di associare Gianni Amelio a tale orrido disegno, e spero quindi si sia trattato semplicemente di un colpo sbilenco sparato dall'autore. Meglio colpa che dolo, insomma.

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