La recensione su The Wandering Earth

di alan smithee

5 stelle

Foto del film The Wandering Earth @ ScreenWEEK

Il sole si sta dilatando, e il pianeta Terra rischia di cuocere se non “allontanato” dalla sfera sempre più ustionante della nostra incandescente palla di fuoco.

Intanto sul pianeta il clima, stravolto da quel fenomeno a tutti gli effetti irreversibile, si presenta impossibile da poter essere abitato e, in attesa di una soluzione definitiva a cui peraltro stanno alacremente lavorando, i governi del mondo, uniti in un'unica forza di potere necessaria ed opportuna ad affrontare la devastante minaccia in corso, ha organizzato ed attuato da una parte un gigantesco cunicolo sotterraneo in cui far rifugiare l''umanità, e dall'altra, su uno degli emisferi della Terra, una serie di propulsori con cui so tenterebbe di spingere l'intero pianeta sono a raggiungere e sostituire Giove, che nel frattempo verrebbe bombardato e disintegrato per lasciar spazio al nostro.

In avanscoperta, una missione su una navicella spaziale con a capo un tenace astronauta cinese, deve lottare contro una serie di insidie tra cui un computer di bordo che si ribella ed agisce per conto proprio, mentre una serie di eroi terrestri, tra cui il giovane figlio del primo, che non vede da decenni a causa del perdurare della infinita missione per raggiungere Giove, si adopera affinché il piano di spingere il nostro pianeta oltre i limiti estremi del sistema solare.

Per quanto assurda ed improbabile sotto una infinità di punti di vista, la vicenda raccontata con un dispiegamento di mezzi degni di una superproduzione alla Emmerich o alla Bay, si presenta di fatto assurdamente suggestiva, al punto da poter essere seguita con una certa passione nonostante le molteplici storielle di contorno, tutte più o meno deplorevoli e devastate da una inesauribile quanto detestabile e, a quanto pare, irrinunciabile in un blockbuster cinese aleno come in uno americano, vena di buonismo e predisposizione quasi sadica verso il facile melodramma, il patriottismo fine a se stesso, e all'esaltazione smodata dei valori della famiglia e della lealtà.

Insomma il meglio dell'action e della tecnica tipicamente appannaggio di un cinema a stelle e strisce, ma anche il peggio che ne consegue solitamente, proprio nei film di Emmerich & Bay.

Il contesto d'urgenza, le immagini delle devastazioni, del pianeta congelato, della corsa contro il tempo per salvare il salvabile, e l'innegabile buona prova di direzione – a cura del cinese Frant Gwo, alla sua terza opera da regista, riescono tuttavia, almeno in parte, a salvare il devasto raccapricciante rappresentato dall'accennato smodato tentativo di buttare tutto il lacrima e sentimento.

Peccato, perché il progetto, depurato di queste smancerie da quattro soldi davvero fastidiose e fuori luogo, avrebbe potuto dar vita ad un vero e proprio gioiello di blockbuster dell'assurdo.

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